Stallo per il mercato dell’auto in Europa: rallentamento economico e diesel pesano sulla domanda
Non si arresta la debolezza del mercato europeo dell’auto a febbraio, pur mostrando un recupero rispetto a gennaio. Secondo i dati diffusi dall’Acea, le immatricolazioni di auto nell’Unione europea+Efta hanno mostrato un calo dello 0,9% a quota 1.148.775 autovetture. I cinque i maggiori mercati, che pesano per il 69,8% del totale immatricolato, hanno archiviato il mese in flessione dello 0,3%, mostrando una contrazione del 13% delle auto diesel.
Per il Centro studi promotor è un mercato in stallo. “Dopo aver recuperato quasi completamente la caduta dovuta alla grande crisi iniziata nel 2008, il mercato europeo dell’auto appare oggi frenato sia da fattori di carattere generale che da aspetti specifici relativi all’automobile”, segnala Csp che indicano tra i fattori principali che stanno pesando sulla domanda spiccano il “rallentamento economico” e la “demonizzazione del diesel”.
Per Gian Primo Quagliano, presidente del Csp, il mercato europeo dell’auto, dato il grande impegno di tutte le case automobilistiche per l’auto elettrica, pare sulla soglia di una transizione epocale dalle alimentazioni tradizionali a quelle verdi, ma sembra essere entrato in una situazione di stallo. “E ciò non solo per le molte incognite che riguardano questa transizione ed influenzano la domanda, ma anche perché l’avvio della transizione coincide con un nuovo rallentamento dell’economia mondiale ed in particolare di quella europea”, afferma Quagliano.
Anche Paolo Scudieri, presidente di Anfia, non nasconde che sono molti i fattori di incertezza che aleggiano sullo scenario europeo e internazionale: alle tensioni relative alla politica commerciale Usa e al rallentamento dell’economia cinese, ereditate dal 2018, si aggiungono possibili rischi derivanti da un aumento della volatilità dei mercati finanziari, la possibile imposizione di dazi doganali nelle importazioni di auto e componenti in USA, la Brexit ‘no deal’, e le elezioni europee, senza dimenticare l’impatto del quadro normative UE, ovvero dei nuovi sfidanti target di riduzione delle emissioni di CO2 fissati per il 2025 e 2030, sui piani di sviluppo dei costruttori europei di auto.
La flessione complessiva dei cinque maggiori mercati, che pesano per il 69,8% del totale immatricolato, è dello 0,3% nel mese, con una contrazione delle vendite di auto diesel del 13% – particolarmente sentita in Spagna (-29%) e in Italia (-21%), mentre in Germania si registra una crescita sia a gennaio (+2,1%) che a febbraio (+3%, con una quota del 32,6%).
Fca fa peggio del mercato, con le registrazioni nell’area Ue+Efta che sono scese del 5,2% a 80.213 vetture. Giù anche la quota di mercato che passa al 7% dal 7,3% di un anno fa, mostrando tuttavia un recupero rispetto al 5,9% segnato a gennaio. Tra i singoli brand della galassia Fca svetta sempre Jeep, che ha immatricolato a febbraio quasi 16.300 vetture, il 35,5% in più rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. La quota è all’1,4%, in aumento di 0,4 punti percentuali. Segno meno, invece, per Alfa Romeo che ha registrato un calo di oltre il 41% con 4.334 vetture, e una quota in discesa allo 0,4%, ma anche per Fiat che ha visto le immatricolazioni scendere dell’11,4% a 53.301 unità.