Turchia, follia Erdogan: inflazione schizza di quasi +50% a gennaio, ma per economisti indipendenti il boom supera +110%
Inferno Turchia: l’inflazione galoppa al record in quasi 20 anni e la realtà potrebbe essere perfino peggiore di quella che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan vuole negare. Negare a tutti i costi, vista la notizia relativa alla sua decisione di silurare il numero uno dell’Istat turco, arrivata lo scorso fine settimana con un decreto.
Oggi arriva l’ennesimo imbarazzo per il presidente turco che ha costretto la banca centrale, la CBRT, a sforbiciare i tassi di 500 punti base, dal 19% di settembre al 14% di dicembre, a fronte di una inflazione che continua a infiammarsi.
L’ultimo dato è da brividi. Dopo lo scatto di oltre il 36% di dicembre dell’indice dei prezzi al consumo, l’Agenzia nazionale di statistica ha annunciato che, nel mese di gennaio, l’inflazione è schizzata di quasi il 50%, per la precisione del 48,7%, su base annua.
Sono mesi che Erdogan cerca di rassicurare il suo popolo sulla natura temporanea dell’inflazione. Niente da fare. Su base mensile il balzo è stato dell’11,1% rispetto al mese di dicembre.
E non finisce qui. Un articolo dell’AFP nota fa notare che, a dispetto della purga e della follia monetaria che continuano ad andare avanti in Turchia, il vero tasso di inflazione sarebbe anche più alto. Mostruosamente più alto.
I dati stilati da economisti turchi indipendenti segnalano che il ritmo annuale dell’inflazione è stato superiore a +110% nel mese di gennaio.
Nelle ultime ore, in un’intervista pubblicata sul Nikkei Asia il ministro delle finanze turco Nureddin Nebati – appena insediato, visto che all’inizio di dicembre Erdogan ha fatto fuori anche il precedente ministro Lutfi Elvan, cacciato a poco più di 12 mesi dalla sua nomina – ha riferito che, a suo avviso, l’inflazione in Turchia toccherà il picco ad aprile, prima di tornare a un livello inferiore a due cifre percentuali entro il giugno del 2023, in occasione delle elezioni generali.
La banca centrale ostaggio di Erdogan (tre governatori silurati dal 2019) ha annunciato a gennaio di aver rivisto al rialzo l’outlook sull’inflazione della Turchia di fine 2022 al +23,2% dal +11,8%.
Ma gli economisti ritengono che la guidance sia fin troppo ottimistica.
Subito dopo la pubblicazione del dato relativo all’inflazione di gennaio, Timothy Ash, strategist senior per i mercati emergenti presso BlueBay Asset Management, ha scritto in una nota riportata dalla Cnbc che i numeri sono “il risultato del fallimento dell’esperimento di politica monetaria di Erdogan”. Aggiungendo che “è difficile vedere come la CBRT (appunto la banca centrale della Turchia) riuscirà ad abbassare l’inflazione, quando non è capace di alzare i tassi, con Erdogan che si concentrerà a far salire la sua popolarità in vista delle elezioni”.
E la lira turca perde, con il cambio USD-TRY in crescita dello 0,88% a 13,58 (lire per dollaro).
Nel 2021 la moneta è crollata ai minimi record nei confronti del dollaro Usa, perdendo il 44%. Al momento, la lira viene scambiata in area 13,50 nei confronti del biglietto verde, dopo essere crollata lo scorso 20 dicembre al minimo storico, pari a 18,4 nei confronti del $, prima di segnare un rally e recuperare attorno a quota 10. (ma ora è tornata per l’appunto a scendere).
L’ultima vittima della purga di Erdogan porta il nome di Sait Erdal Dincer, numero uno dell’Istat della Turchia. Il presidente ha accusato l’agenzia di statistica di aver praticamente gonfiato i numeri relativi all’inflazione. Erdogan non ha dato poi alcuna spiegazione riguardo alla sua decisione di nominare improvvisamente Erhan Cetinkaya, ex vice presidente dell’autorità di vigilanza sulle banche, nuovo numero uno dell’Istituto nazionale di statistica.