Mutui: i tassi rimangono sui minimi a inizio 2019, quale scegliere tra fisso e variabile nell’attuale quadro macro?
I tassi di interesse sui mutui rimangono sui minimi in questo inizio d’anno. A gennaio, il tasso Euribor (3 mesi) è rimasto sui minimi e in linea con quanto rilevato per tutto il 2017 e inizio 2018, inferiore di soli 2 centesimi, mentre l’Eurirs (25 anni) ha proseguito la sua parabola discendente. “Dalla prima rilevazione del 2019 e da come si stanno comportando gli indici di riferimento in questi primi giorni di febbraio – commentano da Tecnocasa – sembrano per il momento congelate le variabili Spread Btp-Bund e il termine del QE annunciato dalla Bce negli scorsi mesi”.
Insomma i tassi sui mutui non risentono della fine del Quantitative Easing (QE) da parte della Bce a dicembre, che anticiperebbe una politica monetaria meno espansiva nei prossimi mesi. Ma proprio guardando al futuro, i dubbi su un possibile inasprimento da parte della Bce aumentano ora più che mai, viste le prospettive economiche più deboli del previsto. Si allontana quindi il rischio di un aumento dei tassi sui mutui nel corso del 2019?
Tasso fisso e variabile nell’attuale quadro macro
Stando alle dinamiche dei tassi di gennaio, si è calcolato l’importo della rata mensile di un mutuo ipotecario del valore di 110.000 euro per una durata di 25 anni, ipotizzando che l’immobile valga 160.000 euro e che lo spread medio di mercato si attesti a 1,30% sia per il tasso fisso che per il tasso variabile. Con un mutuo a tasso fisso si sosterrebbe una rata di 502 euro, circa 88 euro in più rispetto a quanto si dovrebbe sostenere se si scegliesse un mutuo a tasso variabile, in quanto la sua rata ammonta a 414 euro.
Optando per un mutuo a tasso fisso, alle attuali condizioni di mercato, se si considera un finanziamento con un orizzonte temporale di 20 anni, ogni 100.000 euro finanziati si ha un maggior esborso economico di circa 82 euro: ciò significa che se oggi decidessimo di sottoscrivere un mutuo di 100.000 euro a tasso fisso per una durata di 20 anni, andremmo a spendere 984 euro in più all’anno per eliminare il rischio “rialzo dei tassi” ai quali è invece soggetto un mutuo a tasso variabile.
Questo chiaramente se i tassi rimanessero sempre agli attuali livelli, cosa che è difficilmente verificabile in un orizzonte temporale così lungo. “Volendo optare per la situazione di maggior risparmio, ovvero quella del mutuo variabile, è fondamentale capire quanto il reddito del nucleo familiare sia in grado di sopportare eventuali aumenti di rata, sia in termini di capacità di rimborso sia in termini di sostenibilità del tenore di vita che si è abituati ad avere”, concludono da Tecnocasa.
Mutui, frenano le richieste ma cresce importo medio
Il 2019 si è aperto anche con il rallentamento delle richieste di nuovi mutui e surroghe da parte delle famiglie italiane. Secondo i dati registrati sul Sistema di Informazioni Creditizie di Crif, a gennaio è emerso un calo complessivo del 6,4% rispetto al mese di gennaio 2018. Il dato relativo al primo mese dell’anno dà continuità alla flessione complessivamente rilevata nel 2018 (-0,6%), imputabile soprattutto al ridimensionamento dei mutui di sostituzione. A mitigare la performance negativa delle richieste si segnala la crescita dell’importo medio, che fa segnare un +1,9% per attestarsi a 128.000 euro.