Saipem brancola ancora nel buio con spettro AuC. Rispunta anche ipotesi polo con Maire
Saipem non riesce a invertire la rotta a Piazza Affari, restando relegata nelle retrovie del Ftse Mib con un ribasso di circa l’1 per cento. Questa mattina il titolo del gruppo italiano attivo nei servizi petroliferi ha tentato di cambiare passo, ma dopo un timido tentativo ha virato nuovamente in territorio negativo mentre iniziano a circolare diversi rumors sul suo futuro e sulle possibili mosse per rafforzare il bilancio.
Torna in auge l’idea di un polo unico con Maire Tecnimont e Saipem
In particolare, “La Repubblica” in edicola oggi ha riportato in luce l’idea di un polo unico con Maire Tecnimont per salvare Saipem. Si tratterebbe di “un progetto – spiega il quotidiano – preparato dal Tesoro già da anni, per integrare l’ex controllata Eni con Maire Tecnimont e creare, con l’aiuto della Cdp, un polo italiano dell’ingegneria”. Nella sostanza sarebbe una operazione simile a quella resa possibile da Cdp coordinando Salini, Impregilo e Astaldi, tra il 2013 e il 2018, per fare di Webuild il polo italiano delle costruzioni.
La bufera degli ultimi giorni
La bufera su Saipem, con il terzo profit warning consecutivo, si è abbattuta a fine gennaio. Prima dell’avvio delle contrattazioni la società ha, infatti, annunciato di avere rivisto il backlog e ritirato l’outlook per il 2021 presentato lo scorso 28 ottobre in scia ai conti peggiori delle attese in termini di ricavi ed Ebitda. Una notizia che il mercato ha accolto con un calo di oltre il 30% (chiusura di lunedì) e ieri è stato fallito il rimbalzo. Sempre ieri si sono susseguiti una serie di giudizi da parte degli analisti, tra cui quello di Mediobanca Securities che tagliato la valutazione, portandola a underperform dal precedente neutral, con un nuovo target price fissato a 1,20 euro da 2.
“La revisione della guidance annunciata da Saipem è stata sbalorditiva, non solo per le dimensioni, ma anche perché arriva a solo tre mesi dal recente aggiornamento della strategia – commentano gli esperti di piazzetta Cuccia -. A nostro avviso, è probabile che l’azienda richiederà finanziamenti ulteriori tra 1-1,5 miliardi di euro. Tuttavia, con l’attivazione dell’articolo 2446, non ci è chiaro se questo possa provenire da finanziatori tradizionali. Peggio ancora, non escluderemmo una nuova iniezione di capitale. Questo porta alla memoria le perdite significative per gli azionisti durante l’emissione dei diritti del 2015/2016”.
Eni e CDP, cosa stanno facendo i soci forti?
Lunedì scorso Saipem ha inoltre fatto sapere di avere avviato contatti preliminari con gli azionisti che esercitano il controllo congiunto sulla società, Eni e CDP Industria, al fine di verificare anche la loro disponibilità a partecipare a una tempestiva e adeguata manovra finanziaria. “In ragione di quanto precede, il consiglio di amministrazione ha deliberato di ritirare gli outlook annunciati il 28 ottobre 2021 – si legge ancora nel comunicato -. Il cda, una volta completati e approvati, nel più breve tempo possibile, i dati di preconsuntivo civilistico e consolidato, procederà alla convocazione dell’assemblea degli azionisti per gli opportuni provvedimenti ai sensi di legge”.
Secondo quanto riportato dalla stampa nazionale, Eni e CDP (soci con quote del 30,5% e del 12,5%) stanno lavorando insieme ma dai primi incontri preliminari non è ancora emersa una traccia su una possibile soluzione. Un portavoce del Cane a sei zampe ha precisato che nei prossimi giorni proseguirà il confronto con la società, in coordinamento con Cdp, per approfondire ulteriormente tematiche e scenari. “Non c’è visibilità sulle prossime mosse dell’azienda e dei principali azionisti – affermano gli analisti di Intesa Sanpaolo -. Riteniamo che un potenziale aumento di capitale potrebbe essere un’opzione necessaria”.