Inflazione: Bolzano la città più cara d’Italia. Più convenienti Potenza, Ancona e Caltanissetta
Il costo della vita è aumentato per le famiglie italiane, soprattutto nelle città del Nord Italia. Ed è Bolzano la più cara d’Italia, con una stangata pari a 632 euro in più di spesa a famiglia. Nel capoluogo trentino l’inflazione media è toccato il record dell’1,9 per cento. E’ quanto emerge dalla classifica stilata dall’Unione nazionale dei Consumatori, in termini di aumento del costo della vita, sulla base dell’inflazione media registrata dall’Istat. Secondo posto per Reggio Emilia che, con un incremento dei prezzi pari all’1,8%, mostra una spesa annua supplementare di 505 euro, terza Forlì/Cesena, dove l’inflazione dell’1,7% implica un’impennata del costo della vita pari a 477 euro. Al quarto posto Lecco che, con rialzo dei prezzi dell’1,7%, ha un rincaro, per una famiglia media, pari a 472 euro su base annua. Al quinto posto, Ravenna, dove l’inflazione dell’1,6% determina una batosta annua pari a 449 euro.
Nella fotografia annuale scatta dall’Unione nazionale dei consumatori sono ben quattro le città dell’Emilia Romagna entrate nella top ten della classifica (Reggio Emilia, Forlì, Ravenna e Bologna), mentre sono 2 quelle della Toscana (Pistoia al settimo posto con 429 euro e Arezzo in ottava posizione con 403 euro) e della Lombardia (oltre a Lecco, Lodi con 444 euro).
Sono invece quasi tutte nel sud Italia le città con i minori rincari del 2018: Potenza, che con l’inflazione media più bassa, +0,3%, registra, per una famiglia tipo, un aggravio annuo di spesa di appena 63 euro, Ancona, il capoluogo di regione più conveniente, dove la seconda inflazione più bassa (+0,4%) genera un esborso aggiuntivo di soli 87 euro e Caltanissetta, +0,6%, con un aumento del costo della vita pari, nel 2018 a 117 euro.
Confrontando i dati a livello regionale, Cuneo, in termini di aumento del costo della vita, è il capoluogo di provincia più caro del Piemonte (1,5% l’inflazione, +395 euro i rincari del 2018), per la Liguria è La Spezia (+1,7%, +391 euro), per il Veneto è Padova (+1,4%, +369 euro), per il Friuli-Venezia Giulia è Pordenone (+1,3%, +322 euro), per l’Umbria è Terni (+1,5%, +337 euro), per le Marche è Ascoli Piceno (+1,7%, +342 euro), per il Lazio è Roma (+1,1%, +266 euro), anche se la Capitale si colloca solo al 43° posto della classifica generale, per l’Abruzzo è Pescara (+1,2%, +243 euro), per la Campania è Benevento (+1,4%, +292 euro), il capoluogo più caro del Sud, per la Calabria è Reggio Calabria (+1,2%, +225 euro), per la Sicilia è Siracusa (+1,5%, +293 euro), la città più cara delle Isole e del Mezzogiorno, per la Sardegna è Cagliari (+1%, +197 euro).
“Anche se nel 2018 l’inflazione media è rimasta allo stesso livello del 2017, +1,2%, per le famiglie si tratta di rincari che hanno peggiorato pesantemente la loro condizione, dato che gli stipendi e le pensioni non sono certo aumentati quanto il rialzo del costo della vita” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. E aggiunge: “Per una famiglia media italiana la spesa è salita lo scorso anno di 285 euro. Nel Nord-Ovest, la ripartizione con l’inflazione maggiore, +1,3%, la stangata sale addirittura a 351 euro. Nessun lavoratore dipendente ha avuto un incremento della retribuzione così consistente. Finchè tutto aumenta, tranne quanto le famiglie percepiscono, è chiaro che i consumi resteranno al palo, ed il Pil non potrà salire in modo significativo, dato che fino a quando le famiglie non acquistano le imprese non vendono”.