La crescita in Europa si è bloccata, la Francia (e non l’Italia) la maggiore preoccupazione
Il 2019 è iniziato male per l’economia dell’Eurozona che è ormai vicina alla stagnazione. Praticamente bloccata, immobile, con valori sui minimi degli ultimi 5 anni e mezzo. E’ questa la fotografia che appare dagli indici Pmi (Purchasing Managers Index) di gennaio, che misurano l’attività manifatturiera e dei servizi. Un nuovo segnale di debolezza che si aggiunge a quello della produzione industriale. Senza contare la sforbiciata sulle stime di crescita per l’anno in corso fatta nei giorni scorsi dal Fondo monetario internazionale proprio sulle economie della zona euro.
Ecco cosa dicono gli ultimi dati
Secondo la lettura preliminare, a gennaio l’indice Pmi manifatturiero dell’Eurozona è sceso a 50,5 punti dai 51,4 punti di dicembre, sui minimi degli ultimi 67 mesi, vale a dire 5 anni e mezzo. Gli analisti si aspettavano invece un leggero rialzo a 51,5 punti. Calo inaspettato anche per l’indice Pmi servizi che si è attestato a 50,8 punti dai 51,2 punti di dicembre (51,5 punti attesi dal mercato). Nella versione di sintesi, l’indice Pmi composto è diminuito da 51,1 a 50,7 punti, posizionandosi sul valore minimo da luglio 2013 e sempre più vicino alla soglia spartiacque dei 50 punti. Si ricorda infatti che un valore superiore indica un’economia in espansione mentre un valore inferiore a 50 rappresenta una fase di contrazione.
Tradotto: a gennaio l’economia dell’Eurozona si è quasi bloccata. Sia il settore manifatturiero che dei servizi hanno
riportato valori vicini alla stagnazione evidenziando una fase di rallentamento di carattere generale. E questo si rifletterà inevitabilmente sul Pil trimestrale. I fattori citati nell’indagine come causa di frenata sono stati la debolezza del mercato automobilistico, le preoccupazioni legate alla Brexit, le guerre commerciali e le proteste in Francia. Tuttavia, le risposte ricevute dai direttori di acquisto delle imprese manifatturiere e dei servizi sembrano suggerire che ad inizio anno sia subentrata una crisi ancora più profonda, che possa peggiorare sempre di più.
La Francia nella morsa dei Gilet Gialli
Analizzando i trend dei singoli paesi, la Germania perde slancio e la Francia inizia a dare segnali preoccupanti. La crescita della produzione tedesca è aumentata solo grazie ai servizi, mentre il settore manifatturiero ha
registrato il primo declino da novembre 2014 a causa del crollo delle esportazioni. Ma è la Francia a preoccupare di più, con una ulteriore contrazione dovuta ai disagi causati dalle proteste dei Gilet Gialli. L’attività è diminuita sia nel manifatturiero che nel terziario, registrando il più forte calo dell’economia francese da novembre 2014.
“Le proteste dei Gilet Gialli hanno causato la maggiore contrazione dell’economia francese da novembre 2014, che potrebbe ridurre il Pil del primo trimestre se l’attuale tendenza dovesse continuare”, avverte Chris Williamson,
chief business economist presso IHS Markit (l’istituto che pubblica gli indici Pmi). E una frenata della Francia è attesa anche dagli analisti di ING: “Pensiamo che l’economia francese si sia arrestata alla fine del 2018 – ha commentato Julien Manceaux, senior economist di ING – Dato il rallentamento della crescita dell’Eurozona, riteniamo che il rimbalzo sarà limitato, il che riduce le prospettive di crescita per il 2019 a un +1,3%”. Ben lontano dal +1,7% stimato dal governo francese e inserito nella manovra 2019.