Ministero del Lavoro, pronta la norma per i riders. I sindacati insorgono: “Nessun confronto con parti sociali
Dopo la sentenza di primo grado che non ha riconosciuto la subordinazione del rapporto di lavoro, la Corte di Appello di Torino ha in parte accolto il ricorso presentato da cinque riders di Foodora riconoscendo loro il diritto a tredicesima, ferie e malattie. “La sentenza dimostra che non eravamo dei pazzi quando affermavamo che queste persone avevano dei diritti” così subito dopo la lettura della sentenza Giulia Druetta, uno dei legali degli ex fattorini Foodora.
Boom del food delivery
Una decisione destinataa fare scuola e che porta alla ribalta il tema delle tutele per i lavoratori atipici, come nel caso di specie i fattorini che in sella alle loro bici portano cibo a domicilio. Un boom quello del food delivery come dimostrano gli ultimi numeri snocciolati dall’analisi Coldiretti/Censis secondo cui sono 18,9 milioni gli italiani che in un anno con regolarità (3,8 milioni) e occasionalmente (15,1 milioni) hanno ordinato tramite una piattaforma web cibo pronto cucinato recapitato da operatori del food delivery. Ma è un altro il dato che emerge e che è destinato a far riflettere: circa il 38,1% di soggetti che ordinano il cibo sulle piattaforme web ritengono prioritario migliorare il rispetto dei diritti del lavoro dei riders.
Ministero: a marzo la norma sui riders
Da qui e dalla sentenza di appello Foodora, il ministro del lavoro annuncia con una nota che la norma che regolerà il contratto di lavoro dei moderni ciclofattorini è pronta e sarà resa operativa entro marzo. Ai lavoratori che effettuano consegne per conto delle app di food delivery, saranno assicurati tutele su malattie, infortuni e paga minima. “L’Italia – si legge nella nota del dicastero guidato da Luigi Di Maio – si prepara ad essere la prima nazione europea a normare questa professione”. Come rivela alla stampa il consigliere del ministro Di Maio, Pasquale Tridico, le tutele di cui godranno i rider verranno “equiparate a quelle del lavoro subordinato”, compreso “un compenso minimo” e contributi Inps e Inail.
Sindacati sul piede di guerra
Ma subito si sono dichiarati apertamente critici i sindacati: Cgil, Cisl, e Uil, in una nota unitaria, si dicono non convinti da norme che il governo ha definito senza un ampio confronto con le parti sociali, che “rischierebbero di costituire un intervento improprio del soggetto pubblico nella libera regolazione contrattuale”. “E’ urgente e prioritario che il risultato sindacale (la sentenza di Torino, ndr) – docno le sigle sindacali – venga generalizzato per ogni lavoratore del settore. Un accordo collettivo tra le parti sociali può garantire al meglio questo risultato”. Da qui Cgil, Cisl e Uil chiedono quindi al ministro del Lavoro Di Maio di “riconvocare il tavolo specifico avviato a maggio dello scorso anno e che si prenda atto della necessità di definire un accordo collettivo che regoli salari e tutele per le collaborazioni utilizzate dai rider”.