Lavoro: aumentano gli indeterminati su effetto Decreto Dignità. Giovani sempre più sfiduciati
Marcato del lavoro fermo, con il numero di occupati sostanzialmente stabile e il tasso di occupazione invariato al 58,6%. Continuano ad aumentare i dipendenti con contratto a tempo indeterminato (+15mila) e a diminuire quelli a termine (-22mila), che registrano il secondo segno negativo dopo sette mesi consecutivi di crescita. Una possibile spiegazione è legata al Decreto Dignità, entrato in vigore proprio a novembre, per contrastare la precarietà. Il decreto infatti prevede come durata massima del contratto a tempo determinato 24 mesi contro i 36 precedenti. Inoltre, i contratti superiori ai 12 mesi, ora devono essere giustificati da una causale altrimenti scatta l’assunzione.
Questa tendenza positiva è iniziata già a ottobre, ma arriva dopo che a settembre si era assistito a una corsa al rinnovo del contratto a termine da parte delle imprese: la tipologia contrattuale a tempo determinato era infatti schizzato in alto di 27.000 unità su agosto e di 368.000 sull’anno, mentre i dipendenti permanenti erano scesi di 184.000 unità sull’anno, proprio per il fatto che molte aziende probabilmente avevano sfruttato il regime transitorio per prorogare i contratti a termine prima del termine del 31 ottobre e l’entrata in vigore del Decreto Dignità.
Altro aspetto che a prima vista può apparire come un segnale di miglioramento del mercato del lavoro ma che se guardato da vicino appare meno positivo riguarda i giovani. Secondo i dati Istat diffusi oggi, a novembre il tasso di disoccupazione giovanile è sceso dello 0,6% al 31,6%. Ottima notizia. Ma il calo è legato anche ad una maggiore inattività. A novembre infatti è diminuita, dopo due mesi di crescita, il numero di persone in cerca di occupazione (-0,9%) proprio soprattutto tra la classe di età dei 15-24enni, oltre che tra gli over50. Lo conferma anche il fatto che il tasso di occupazione nelle classi di età 15-24 anni e 50-64 anni è diminuito di 0,1 punti percentuali a novembre.