Ci vorranno 200 anni per raggiungere la parità di genere sul posto di lavoro
L’uguaglianza tra uomini e donne sul lavoro è ancora lontana, anzi lontanissima. Secondo il World Economic Forum ci vorranno ben 200 anni prima di raggiungere la parità di genere. Nonostante si osservi quest’anno un calo, ma lieve, della disparità salariale.
Maggiore uguaglianza salariale e numero di donne in posizioni di leadership, ma…
Il rapporto annuale, che guarda a 149 paesi al mondo tra cui l’Italia, prende in considerazione quattro pilastri: educazione, sanità, politica e lavoro. Nel complesso, il divario di genere si è ridotto nel 2018 rispetto all’anno prima. Sebbene si tratti solo di un miglioramento marginale, è una notizia positiva dopo che nel 2017 il divario tra uomini e donne si era addirittura ampliato, per la prima volta da quando il rapporto viene pubblicato dal 2006.
Tuttavia, se si guardano da vicino le varie componenti, emerge che l’accesso alla salute e all’istruzione e la partecipazione alla vita politica delle donne hanno subito una brusca inversione dopo anni di progressi costanti. A migliorare quest’anno, dunque, è stato soltanto il pilastro del lavoro, grazie a una maggiore uguaglianza salariale e a un numero maggiore di donne nei ruoli di leadership.
Piccoli passi che rendono il cambiamento lento. Troppo lento. Con questo ritmo, infatti, il divario di genere complessivo impiegherà 108 anni per chiudersi, mentre la parità di genere sul posto di lavoro verrà raggiunta solo tra 202 anni.
Robotica e mancanza di infrastrutture ostacolano la parità di genere
Cosa ostacola l’uguaglianza tra uomini e donne sul lavoro? Il rapporto individua un certo numero di potenziali ragioni. Tra queste l’automazione e la robotica, che stanno avendo un impatto sproporzionato sui ruoli tradizionalmente svolti dalle donne. Allo stesso tempo, si rileva che le donne sono sottorappresentate in aree di occupazione in crescita che richiedono competenze e conoscenze scientifiche e tecnologiche (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Lo conferma anche una nuova analisi condotta dal World Economic Forum in collaborazione con LinkedIn, da cui emerge un divario di genere evidente che si sta sviluppando tra i professionisti nel settore dell’intelligenza artificiale, dove le donne rappresentano solo il 22% della forza lavoro: tre volte maggiore rispetto ad altri ambiti. Un’altra potenziale ragione risiede nella mancanza di una infrastruttura sociale adeguata, come l’assistenza infantile o dei malati, necessaria per aiutare le donne ad entrare o rientrare nel mondo del lavoro.
L’Islanda rimane il paese più virtuoso
Tra i paesi analizzati, l’Islanda si conferma al primo posto con il divario di genere più stretto al mondo. Nella top 10 della classifica stilata dal World Economic Forum, i paesi nordici, come Norvegia, Svezia e Finlandia, rispettivamente al secondo, terzo e quarto posto, guidano il cambiamento verso una maggiore uguaglianza tra uomini e donne.