Consumi e Covid, come sono cambiate le abitudini: l’e-commerce vince, si sviluppa una coscienza più green
Dal digitale entrato sempre più nelle vite di tutti all’attenzione crescente nei confronti della sostenibilità. Sono solo due esempi di come la pandemia abbia ridisegnato i contorni delle abitudini dei consumatori. A mettere in luce queste tendenze le ultime Executive Perspective di BCG, la serie di analisi periodica lanciata nell’aprile 2020 e condotta in vari Paesi a livello globale per tastare il polso dei consumatori e aiutare i leader globali a capire come la pandemia sta cambiando il mondo. L’analisi “How COVID-19 Changed the Consumer” rivela come l’impatto sull’acquisto di beni e servizi si è verificato soprattutto negli Stati Uniti.
Acquisti online e smartworking
L’evoluzione verso nuove abitudini è destinata a perdurare anche dopo la fine della pandemia. Il 50% degli intervistati ammette di aver utilizzato molto di più canali di vendita online. In particolare, il 51% è ricorso a pagamenti digitali, mentre il 52% ha sottoscritto abbonamenti a piattaforme di streaming. Nuove preferenze che a cascata generano altre scelte. Il 67% degli intervistati nel post Covid vorrebbe usufruire di modelli di lavoro in remoto o almeno ibrido. Il 18% ha scelto di cambiare residenza, preferendo luoghi con una maggiore qualità della vita o più spazio. “Cambia anche la funzione della casa stessa, intesa non più come luogo dove abitare e, spesso, lavorare, ma anche dove passare il tempo libero ed allenarsi”, si legge nello studio che evidenzia come nuovi modi di vivere mutano e potenziano automaticamente determinate categorie di business. Il 40% degli intervistati ammette che ha intenzione di ordinare più cibo online rispetto ai livelli pre-pandemici. Il 28% ha affermato di aver speso più soldi per prodotti per la casa rispetto a prima della pandemia e infine il 27% acquisterà beni non essenziali online anche quando il Covid sarà solo un ricordo.
Una coscienza più green nei consumatori
Il 23% ha affermato di comprare più prodotti ecosostenibili rispetto a prima del coronavirus. Il 56% ha detto di aver avuto modo di riflettere sui danni che l’uomo infligge all’ambiente durante i vari lockdown, mentre ben il 60% pensa che la lotta contro il cambiamento climatico dovrebbe diventare una priorità. Non solo parole, ma anche fatti. Il 21% ha iniziato a usare bottiglie per l’acqua riutilizzabili, mentre il 23% ha smesso di fare la spesa con sacchetti usa e getta.
I settori che soffrono di più
Fra le attività più colpite dalla fase acuta della pandemia ci sono quelle legate alla moda, ai viaggi, alla ristorazione e al lusso. “La buona notizia, per loro, è che dopo oltre un anno di crisi potranno tornare gradualmente ai livelli pre-Covid, soprattutto se si adatteranno ai nuovi stili di vita che la pandemia ha inevitabilmente imposto”, sottolineano da BCG. In particolare, il comparto viaggi risentirà della ripresa lenta degli spostamenti per motivi di lavoro, ma potrà compensare con il ritorno agli spostamenti di piacere. Molto più critica la situazione per tutta l’industria dell’intrattenimento fuori casa, che deve fare i conti, da un lato, con l’aumento importante dei servizi di streaming e, dall’altro, con le limitazioni imposte quanto a capienza degli spazi pubblici per evitare il diffondersi del virus.