Notiziario Notizie Italia Ocse, pensioni: in Italia la spesa più alta per gli assegni di reversibilità

Ocse, pensioni: in Italia la spesa più alta per gli assegni di reversibilità

3 Dicembre 2018 15:17

I governi dovrebbero concentrarsi sull’assicurare un reddito pensionistico adeguato. L’invito arriva dall’Ocse nel suo consueto Outlook sulle pensioni in cui raccomanda una maggiore flessibilità sull’età pensionabile per i gruppi socio-economico svantaggiati. Ma è sul’Italia che dal punto di vista previdenziale che l’Ocse rivela due forti criticità e riguardnao la penisone di reversibilità e i contributi pensionistici.

Riforma pensioni è una sfida continua

Nel suo Outlook sulle pensioni, l’Ocse afferma che i governi devono affrontare sfide quali l’invecchiamento della popolazione, bassi rendimenti sui risparmi per la vecchiaia, bassa crescita, carriere occupazionali meno stabili e copertura pensionistica insufficiente per alcuni gruppi di lavoratori. “La riforma delle pensioni rimane una sfida continua poiché i paesi devono garantire che le persone ottengano una pensione adeguata”, ha affermato il segretario generale dell’OCSE Angel Gurría, presentando il rapporto a Parigi. In generale, per migliorare la sostenibilità del sistema pensionistico, indica l’Ocse, occorrerà lavorare più a lungo ma non tutti dovranno farlo. “Per migliorare le pensioni, in generale è necessario un sistema bilanciato e diversificato che associ un sistema a ripartizione (pubblico) con una componente a capitalizzazione (ovvero una pensione integrativa) e che preveda meccanismi automatici che allineino le prestazioni alle realtà economiche e demografiche”.

Italia maglia nera per assegni reversibilità

Ma è sull’Italia la nota dolente del rapporto dell’Ocse. Il nostro paese difatti, dice l’istituto, è quello fra i paesi dell’Ocse che spende di più per pensioni di reversibilità. Nel dettaglio la spesa per questo tipo di assegni assorbe nel nostro paese ben il 2,6% del Pil. L’Italia si contende questo triste primato insieme alla Grecia e alla Spagna dove la spesa per le pensioni di reversibilità assorbe rispettivamente il 2,6 e il 2,3% del PIL. L’Italia nel 2017 ha speso oltre il 2,5% del Pil per queste pensioni a fronte di una media Ocse dell’1 per cento. Le pensioni per i superstiti svolgono ancora un ruolo importante, ma non dovrebbero rappresentare, sottolinea l’Ocse, un disincentivo al lavoro. Da qui l’Ocse suggerisce dei correttivi mirati per evitare che l’assegno di reversibilità possa in qualche modo disincentivare il lavoro e avvantaggiare le coppie rispetto ai single. “I destinatari di una pensione ai superstiti non dovrebbero averla prima dell’età per il ritiro” dice l’Ocse che per i superstiti più giovani dell’età pensionabile, suggerisce benefici temporanei in grado di attenuare il disagio legato alla scomparsa del partner. In ogni caso, spiega l’Ocse, l’assegno di reversibilità andrebbe esteso alle coppie unite civilmente e alle forme di legami formali.

Italia al top anche per i contributi obbligatori

Ma oltre all’assegno di reversibilità, il nostro Paese è al primo posto tra i paesi industrializzati anche per i contributi obbligatori al sistema pensionistico, con un’aliquota pari al 33% per un lavoratore medio.  Al secondo posto troviamo l’Ungheria con il 31%, davanti alla Spagna con il 28%, la Francia è al 25,4% e la Germania al 18,7 per cento. Inoltre il tasso di sostituzione teorico, ovvero il reddito post-ritiro dal lavoro rispetto al reddito da lavoro, vede l’Italia al terzo posto con l’83%, dopo Danimarca (86,4%) e Olanda (96,9%).