Fed pronta a rialzi tassi No-Stop. Nessuna mano tesa ai mercati, la droga monetaria è finita
Nessuna rassicurazione ai mercati da parte della Fed: il rialzo dei tassi è imminente e avverrà a marzo.
Il momento è maturo per iniziare ad alzare i tassi visto che, come ha detto il numero uno della banca centrale americana Jerome Powell, i “rischi sull’inflazione rimangono rivolti verso l’alto” e “i miglioramenti del mercato del lavoro sono diffusi e significativi”, tanto che “le condizioni del mercato sono in linea con la massima occupazione”.
Tra l’altro, ha precisato il banchiere centrale, “la situazione in cui versa l’inflazione è lievemente peggiore rispetto a quella di dicembre”.
Sul fatto che il primo rialzo dei tassi avverrà a marzo (nel mese di febbraio non è prevista alcuna riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale Usa), una indicazione è arrivata da Powell in persona:
“Siamo d’accordo sul fatto di alzare i tassi a marzo“, ha puntualizzato, mostrandosi sicuro del fatto che una stretta monetaria non affosserebbe, in questo momento, i fondamentali dell’economia Usa:
“Ho la forte sensazione che potremo alzare i tassi senza mettere a repentaglio l’occupazione. Esiste un bel po’di spazio per alzare i tassi senza procurare danni al mercato del lavoro”.
Sul fronte tapering, ovvero di riduzione del programma di acquisti di asset –Quantitative easing – il Fomc ha annunciato che il processo andrà avanti con acquisti di appena $30 miliardi a febbraio, fattore che indica che il piano anti-Covid arriverà alla sua conclusione alla fine di marzo, praticamente in concomitanza con l’annuncio dei tassi.
Mercati azionari piegati da schiaffo hawkish della Fed di Powell
I mercati non hanno reagito affatto bene alla prospettiva di una stretta monetaria a marzo, scontando anche i toni di Powell, che hanno confermato la sua metamorfosi improvvisa da banchiere dovish a hawkish:
a Wall Street i futures sono capitolati fino a -500 punti, mentre in Asia le borse di Tokyo e Hong Kong sono crollate di oltre il 3%.
Molto male anche le borse europee, tra cui annaspa anche il Ftse Mib di Piazza Affari
Nella conferenza stampa successiva all’annuncio del Fomc sui tassi – che, come da attese, sono stati lasciati fermi nel range compreso tra lo zero e lo 0,25% – Jerome Powell ha dato indicazioni più puntuali sulla politica monetaria che il Fomc intende intraprendere, ben descritta nel comunicato della Commissione:
“Con l’inflazione ben superiore al 2% e un mercato del lavoro forte, la Commissione prevede che sarà presto appropriato alzare il range del target per i tassi sui fed funds”.
Powell non esclude a questo punto neanche la possibilità che i tassi vengano alzati in ogni riunione del Fomc, dunque che ci siano strette No-Stop: fattore che ha portato economisti e strategist a snocciolare previsioni ancora più hawkish di quelle già sfornate negli ultimi giorni.
Così gli economisti di Bank of America:
“Nel complesso, il meeting di gennaio del Fomc rafforza la nostra view secondo cui probabilmente la Fed dovrà alzare i tassi più di quanto il mercato stia al momento prezzando“.
L’outlook porta gli esperti a “a rimanere bullish sul dollaro rispetto alle valute con basso beta”: sia il dollaro che i tassi sui Treasuries sono infatti saliti con le parole di Powell.
“Il tono della conferenza stampa di Powell è hawkish – ha commentato Neil Dutta, responsabile della divisione economica di Renaissance Macro Research -. La Fed continuerà a dimostrare di essere più propensa ad alzare i tassi più velocemente, alla luce di sorprese al rialzo sull’inflazione, che non ad allentare (la politica monetaria) in un contesto di sorprese al ribasso dal fronte dell’occupazione”.
Verso Fed ultra-hawkish? C’è chi scommette su sei rialzi dei tassi quest’anno
Luigi Speranza, responsabile economista di BNP Paribas 360, ha detto di ritenere che la Fed alzerà i tassi sei volte quest’anno:
“Interpretiamo il commento del presidente della Fed Powell con il fatto che questo ciclo è diverso da quello precedente, nel senso che indica l’intenzione della Fed di procedere a una politica restrittiva più veloce di quanto i mercati e noi stessi avessimo previsto”. Questo ha portato “la nostra view per quest’anno a sei rialzi dei tassi di 25 punti base rispetto alle quattro strette attese in precedenza, e ora stimiamo un target sul range dei fed funds compreso tra il 2,25% e il 2,50% per la fine del 2023, superiore di 25 punti rispetto a quanto precedentemente atteso”.
Il “nostro nuovo scenario di base, di sei rialzi dei tassi – ha sottolineato Speranza – rappresenta una sfida al nostro outlook bullish sull’azionario Usa. Tuttavia, non è sufficiente a deragliarlo su base standalone, visto che la crescita degli utili, a nostro avviso, rimane solida”.
Riguardo alle aspettative dei mercati, queste sono volate dall’ultimo meeting della Fed: ora i trader prezzano una stretta a marzo con una probabilità-certezza del 100%, scommettendo anche su più di quattri rialzi dei tassi entro la fine del 2022: uno scenario che è stato ben evidenziato dagli economisti di Goldman Sachs.
Charles Henry Monchau, responsabile degli investimenti presso Bank Syz, ha commentato quanto emerso dalla riunione del Fomc, affermando di intravedere una maggiore volatilità andando in avanti, dal momento che le recenti preoccupazioni dei mercati non hanno frenato la Fed dal continuare ad andare avanti con la normalizzazione della sua politica monetaria.
“Quello che è chiaro dall’annuncio cruciale di ieri della Fed è che i mercati dovranno ancora attraversare un processo di aggiustamento e prezzare il fatto che la Fed dovrà normalizzare la propria politica aumentando i tassi e riducendo il bilancio. Il comunicato del Fomc implica, anche, che in questa fase non c’è alcuna Fed put, (ricordate la Greenspan put), nel senso che la Fed non farà un passo indietro, rispetto al suo piano volto a normalizzare la politica monetaria, ‘semplicemente’ per fermare la correzione del mercato azionario. E già si è parlato, di fatto, di fine di Greenspan put.
Dunque, sebbene rimaniamo bullish sull’azionario, il peggioramento delle condizioni di liquidità implica un percorso accidentato, in vista di una maggiore volatilità”.
A proposito di bilancio, il Fomc ha reso noto che si sta preparando a “ridurre in modo significativo” il livello degli asset che detiene e che dunque è pronta al Quantitative Tightening.
Lo stesso Powell ha detto che, riguardo alla riduzione del bilancio,”potremmo muoverci prima e più velocemente” rispetto a quanto previsto in precedenza. In ogni caso, “ne discuteremo nel corso dei prossimi due meeting” del Fomc.
Certo, una bella differenza rispetto a quando Powell, così come continua a fare Christine Lagarde, presidente della Bce (dove le divergenze tuttavia ci sono eccome) affermava che la crescita dell’inflazione si sarebbe confermata transitoria. Non è affatto così in Usa, dove i dati dimostrano come quella che viene definita alla stregua di tassa più crudele viaggi al record degli ultimi 40 anni.