Lega mette i bastoni tra ruote M5S. Reddito cittadinanza: l’idea di trasformarlo in taglio cuneo fiscale
Le indiscrezioni erano circolate subito dopo la cena di sabato scorso tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il numero uno della Commissione europea Jean-Claude Juncker, il suo vice Valdis Dombrovskis, il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. Al fine di sventare la procedura di infrazione e le sanzioni – che potrebbero arrivare proprio in concomitanza con le elezioni europee del prossimo maggio – il governo starebbe considerando l’idea di dirottare alcune risorse, per un valore poco inferiore ai 4 miliardi di euro, 3,6 miliardi circa, e che servirebbero per finanziare parte del reddito di cittadinanza e quota 100, a favore degli investimenti. Obiettivo: placare l’ira dell’Unione europea.
Oggi i giornali italiani riportano la girandola di indiscrezioni, che vede azzoppato soprattutto il reddito di cittadinanza, al punto che, scrive il Messaggero, “nella Lega ci sarebbe ancora chi spinge perché la misura cambi. La proposta più «estrema» prevede la trasformazione del reddito in un taglio del cuneo fiscale: non darlo, cioè, ai singoli ma direttamente alle aziende che li assumono”.
Altro che 780 euro al mese per chi ne ha più bisogno. La misura tanto sbandierata dal M5S durante la campagna elettorale precedente al voto dello scorso 4 marzo e tanto osannata dagli elettori, soprattutto del Sud, che hanno votato Di Maio & Co soprattutto per questa prospettiva, rischia, nella sua versione probabilmente annacquata di rivelarsi un boomerang.
E’ tutta una questione di conti, che devono tornare. Il Messaggero scrive che il premier Giuseppe Conte “tiene sul tavolo, in alternativa alla riallocazione delle risorse, l’ipotesi di ridurre il deficit dal 2,4% al 2,2%, con un taglio delle misure in manovra ‘da 3,6 miliardi’. In serata -prosegue il Messaggero – fonti M5s spiegano che la platea di quota 100 si ridurrà molto probabilmente per effetto delle penalizzazioni. Mentre per il reddito di cittadinanza l’idea è far partire la misura, causa anche tempi tecnici di riforma dei centri dell’impiego, non più ad aprile ma «con qualche settimana di ritardo», magari a giugno”.
Il Corriere si concentra poi sulla fine impietosa che sta facendo proprio il reddito di cittadinanza, in particolare quella somma da 780 euro al mese che rischia sempre più di rimanere una utopia:
Dai 17 miliardi che avrebbero dovuto essere utilizzati per finanziare il cavallo di battaglia di Di Maio, si è arrivati alla fine a uno stanziamento di soli “9 miliardi l’anno dal 2019 per il reddito e la pensione di cittadinanza, rinviando a specifici provvedimenti, che il governo appunto ancora non ha preso, l’attuazione della misura”.
E di questi 9 miliardi, “7,1 dovrebbero servire al vero e proprio «reddito di cittadinanza», 900 milioni alla «pensione di cittadinanza» e un miliardo ai centri per l’impiego”. Così il quotidiano:
“Se prendiamo gli 8 miliardi destinati complessivamente a reddito e pensioni di cittadinanza e li dividiamo per i 5 milioni di persone in condizioni di «povertà assoluta» secondo l’Istat, otteniamo una media di 1.600 euro all’anno, cioè 133 euro al mese per 12 mesi. Anche riducendo l’erogazione a 9 mesi, perché ora si ipotizza che i primi assegni verranno pagati ad aprile, si sale solo a 177 euro al mese. Prendendo più correttamente a riferimento le famiglie in povertà assoluta (1,8 milioni) perché il requisito per ottenere il sussidio sarà l’Isee, cioè l’indicatore della ricchezza familiare, si ottiene che ad ogni famiglia dovrebbero andare in media 4.444 euro all’anno, cioè 370 euro al mese su 12 mesi o 493 euro su 9 mesi”.
Insomma, comunque la si rigiri, altro che 780 euro al mese.