Manovra, Salvini apre a Ue: ‘non è problema di decimali’. Stoccata di Prodi: ‘governo popolare, ma italiani con comprano titoli Stato’
Governo M5S-Lega pronto a cambiare la manovra, aperture arrivano dagli stessi vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, apparentemente i più arroccati nelle proprie posizioni, almeno fino a qualche giorno fa. Il quotidiano Repubblica riporta che nell’esecutivo giallo-verde si starebbe pensando di far scendere il target sul rapporto deficit-Pil, fissato nel NaDef e ripreso dalla manovra, dal 2,4% al 2,2%. Una tale riduzione libererebbe 3,4 miliardi sui 37 miliardi del valore complessivo della legge di bilancio (di cui 22 in deficit).
A essere sacrificati sarebbero quota 100 e il reddito di cittadinanza, come anticipato anche da Il Sole 24 Ore: le due misure chiave del governo Conte verrebbero rinviate, diventando operative non più a inizio anno ma ad aprile.
Tuttavia, rimandare le misure significherebbe creare un carico gigantesco sul 2020, anno in cui si dovrà disinnescare anche la clausola Iva, motivo per cui Repubblica parla di un gioco pericoloso.
In questo modo, in realtà il target sul deficit rimarrebbe al 2,4% ma, trasferendo la somma risparmiata agli investimenti, la manovra diventerebbe più digeribile agli occhi di Bruxelles. Si spera in questo modo di scongiurare la procedura di infrazione Ue e le sanzioni che potrebbero scattare proprio in concomitanza con le elezioni europee di maggio.
Già Il Sole aveva scritto nell’edizione di domenica:
“Quattro-cinque miliardi di minori spese per quota 100 e reddito di cittadinanza, legate all’avvio di entrambe le misure dal 1° aprile anziché da gennaio. Uno 0,2% del Pil recuperato sul 2,4% fissato come tetto per il 2019, che il premier Giuseppe Conte tenta di proporre al presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, come benzina aggiuntiva da gettare sul fuoco degli investimenti”.
E si parla di un documento di 40 pagine preparato a Palazzo Chigi che Conte ha presentato a Juncker in occasione della cena con cui il premier ha cercato di convincere il presidente della Commissione europea (Jean-Claude Juncker), il suo vice Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici sulla bontà della manovra. Il documento, secondo le indiscrezioni, è suddiviso in tre macrocapitoli. Il Sole ha parlato anche della possibilità di attribuire al ministro dell’economia Giovanni Tria il potere unilaterale di stabilire tagli operativi nell’ambito della Spending Review:
“Si punta sugli strumenti forniti dalle leggi 196/2009 e 243/2012 che consentono al ministero dell’Economia (dunque a Tria) in via unilaterale di effettuare tagli compensativi se nel corso dell’anno, dai monitoraggi mensili, dovessero emergere scostamenti della spesa effettiva di ogni ministero dagli obiettivi”.
Un’apertura a modificare la manovra è arrivata dunque da Lega e M5S, con la prima che ha detto che “il governo non si appende ai decimali” e il Movimento 5 Stelle che ha reso noto che, “come abbiamo sempre detto, il tema non è il muro contro muro sul deficit, su cui c’è sempre stato pieno dialogo”, di conseguenza “non difenderemo i numerini, ma i cittadini”.
Lo stesso vicepremier, leader della Lega e ministro dell’Interno Matteo Salvini, in un’intervista ad AdnKronos, ha confermato che quel target del 2,4% non è intoccabile: “Penso nessuno sia attaccato a quello, se c’è una manovra che fa crescere il Paese può essere il 2,2 o il 2,6… non è problema di decimali, è un problema di serietà e concretezza”. “Non vogliamo litigare con nessuno ma chiediamo solo di poter fare quello che gli italiani ci chiedono”.
Ancora: “qui non si tratta di venire incontro all’Europa, anche perché l’Europa non è che ci abbia preso molto sulle ultime manovre finanziarie. Sto ascoltando quotidianamente italiani, categorie, associazioni, stiamo cercando di fare ancor di più per il mondo dell’artigianato, del commercio, dell’impresa“.
Così come, ha precisato il vicepremier, “se ci saranno fondi maggiori a sostegno delle imprese che arriveranno da altre voci ci muoviamo in quella direzione, o penso ai territori colpiti da maltempo: non è che me lo deve chiedere l’Europa di spostare dei fondi dalla spesa corrente alla messa in sicurezza del territorio. Se il Parlamento lo chiede, mi sembra una richiesta legittima”.
Intanto, intervistato nel corso della trasmissione Mezz’ora in più di Lucia Annunziata, l’ex premier ed ex presidente della Commisisone europea Romano Prodi ha criticato l’attuale governo, affermando che se il target sul deficit-Pil fosse stato fissato fin dall’inizio al 2%, e non al 2,4%, sarebbe stato possibile raggiungere un compromesso con Bruxelles.
“C’era tranquillamente la possibilità d’intesa a metà strada sul 2%, che andava bene anche all’Italia. Il 2,4% è stato evidentemente una provocazione, soprattutto perchè accompagnata primo da previsioni non realistiche sullo sviluppo futuro, secondo con una politica di spesa che non produrrà crescita perchè è più su roblemi di distribuzione che non su problemi d’investimento”.
Prodi ha segnalato anche “una strana situazione: il Governo gode di grandissima popolarità, secondo tutti gli opinion poll. Però i cittadini non comprano i titoli del Governo. E’ una cosa di un interesse politico estremo, perchè di solito queste decisioni inconsce precedono dei cambiamenti della coscienza politica, vedremo”.