TIM, sindacati in presidio al Mise: timori per 20mila esuberi
La gestione caotica del gruppo e le “voci” su presunti progetti di “spezzatino” hanno spinto oggi i sindacati delle tlc a organizzare un presidio dinanzi al Mise a Roma per esprimere tutte le preoccupazioni sorte in merito alla questione TIM.
Le preoccupazioni sugli esuberi
Nelle ultime settimane ha preso sempre più corpo la possibilità di un’aggregazione della rete Tim con quella di Open Fiber. “Non c’è nessuna volontà di fare espropri – aveva detto Di Maio intervenendo a La7 – e in tal senso agiremo dialogando con tutti e pensando ai posti di lavoro”. Ma a preoccupare i sindacati le voci di suberi per 22mila lavoratori derivanti da un eventuale spezzatino. Il gruppo TIM occupa oggi circa 58.000 addetti nel mondo, dei quali circa 49.300 in Italia cui si aggiunge l’indotto (circa 50.000 addetti) e nonostante i colpi subiti in questi ultimi venti anni, ha ancora oggi enormi potenzialità ed un altissimo valore strategico per l’Italia, come testimoniato dai circa 5,7 miliardi di investimenti (2017) dei quali circa 2 miliardi in innovazione e ricerca con circa 1.300 addetti in attività di innovazione tecnologica ed engineering. Nella società della rete, secondo i sindacati potrebbero rientrare infatti al massimo 20 mila lavoratori e non 30 mila come circola da indiscrezioni. “Ribadiamo con forza la necessità che il gruppo TIM deve rimanere integro” dicono in una nota congiunta SLC CGIL – FISTEL CISL e UILCOM UIL “ed in tal senso ci batteremo contro ogni ipotesi, da chiunque provenga, di ‘spezzatino’ del gruppo TIM che comporterebbe innanzitutto esuberi di migliaia di lavoratori ed il depauperamento di un importante driver di innovazione e sviluppo del nostro paese”. Da qui i sindacati lanciano un appello affinchè la nuova TIM garantisca “scelte di politica industriale coerenti con gli interessi generali del Paese in materia di innovazione, sviluppo digitale e sicurezza delle Reti, dovrà valorizzare, innovare, difendere e sviluppare l’infrastruttura di rete nazionale garantendone l’apertura con una nuova regolamentazione che garantisca le pari opportunità per tutti gli operatori del settore”.
Da dossier TIM rischi su intero settore Tlc
Ma è l’intero settore delle TLC, dicono i sindacati, che rischia di entrare in avvitamento con gravi ripercussioni negative per l’intero sistema paese. A pesare le “sbagliate scelte regolatorie che hanno reimposto il quarto operatore, con conseguente nuova guerra dei prezzi e relativa caduta della marginalità, unita ai pesanti aggravi di costo conseguenti alla modalità di assegnazione delle frequenze 5G che hanno causato una fortissima lievitazione dei prezzi con i valori passati dai previsti 2,5 Mld ai 6,6 Mld registrati”. Da qui l’intero settore delle TLC si trova in una condizione estremamente critica con il rischio di pesanti conseguenze dal punto di vista produttivo ed occupazionale sia direttamente sulle telecomunicazioni e sia sul versante delle aziende di appalti di rete. A preoccupare anche il comparto dei call center, uno dei più esposti ai problemi della delocalizzazione e della concorrenza sleale sul costo del lavoro.
Di Maio: “Nessun progetto scorporo rete”
Oggi le sigle sindacali avrebbero dovuto incontrare il ministro Luigi Di Maio, ma il confronto è saltato per sopravvenuti impegni istituzionali del vicepremier. Il presidio dinanzi al Mise si è svolto ugualmente. Dal canto suo lo stesso Mise ha annunciato di non aver ricevuto alcun progetto segreto sullo scorporo della rete Telecom. “Il nostro obiettivo è quello di salvaguardare il livello occupazionale” avrebbe detto ai giornalisti il ministro. “Con l’emendamento al DL fiscale si creano le condizioni per rendere appetibile e sostenibile la realizzazione di una rete unica a banda ultralarga” dice lo stesso Mise in una nota.