BTP Italia flop. Con il governo M5S-Lega gli italiani tornano a mettere i soldi sotto il materasso
Secondo giorno consecutivo di flop per la 14esima edizione del BTP Italia. Se il debutto è andato male, il secondo giorno è andato peggio.
Le richieste sono state a dir poco risicate, pari nel secondo giorno di emissione ad appena 241 milioni, peggio dei 481,3 milioni di euro di lunedì 19 novembre, giorno in cui il collocamento del BTP dedicato agli investitori retail è partito.
In due giorni gli ordini si sono attestati a 722,67 milioni. Il risultato è ancora più scioccante, se si considerano i 16,8 miliardi che vennero raccolti in un solo giorno nella ormai lontana quinta edizione del BTP Italia, del 2013.
Ma non bisogna andare così lontano per capire la portata del flop: nei primi due giorni del BTP Italia emesso lo scorso maggio, prima dell’insediamento del governo M5S-Lega, le richieste ammontarono a 3,723 miliardi.
Eppure la cedola minima di questa emissione – che si chiuderà domani giovedì 22 novembre – più alta delle attese, pari all’1,45% era stata considerata appetibile.
A prevalere sono state però le preoccupazioni sul futuro dell’Italia, in rotta di collisione con l’Ue sulla legge di bilancio. Oggi è tra l’altro il giorno del giudizio finale, con la Commissione europea che, tra qualche ora, pubblicherà l’opinione sulla manovra e il rapporto sul debito.
Una procedura di infrazione contro l’Italia (che si è ostinata a far rimanere inchiodato il target sul deficit-Pil del 2019 al 2,4%) sembra inevitabile, e i primi passi in questa direzione potrebbero essere fatti già oggi.
Ciò che colpisce è che, a dispetto della chiamata alle armi del vicepremier leghista Matteo Salvini, a dispetto anche della popolarità di cui gode, gli italiani hanno deciso di disdegnare comunque la carta italiana. Lo scorso ottobre Salvini era stato chiaro nell’invitare i cittadini ad acquistare asset italiani.
Nel ventilare la possibilità di agevolazioni fiscali a favore dei potenziali investitori retail che decidessero di puntare sui BTP, Salvini si era così espresso:
“Il punto è che dobbiamo aiutare chi investe nei titoli di stato governativi italiani. Vorrei che i soldi risparmiati dagli italiani aiutassero le aziende italiane, i fondi pensione italiani, e non che andassero verso i fondi di investimenti stranieri”.
E invece, ad abbandonare l’Italia, non sono solo gli investitori stranieri, ma gli stessi piccoli risparmiatori italiani. La domanda è: dove vanno allora i loro soldi? E, soprattutto, vanno da qualche parte?
Una risposta oggi la dà un articolo del Corriere della Sera, che riprende i risultati di un sondaggio Acri-Ipsos:
Il “risultato è che il 62% di un campione di italiani sondato da Ipsos per conto dell’Acri tiene i soldi, in parte o in toto, sul conto corrente contro il 33% che invece li investe.
“Oggi si è ripreso ad accumulare: il 48,5% sempre secondo Ipsos-Acri dichiara di fare risparmi senza troppe rinunce, a loro va aggiunto un 38% abitudinario «che non vive tranquillo se non mette da parte qualcosa». Il 39% è riuscito a risparmiare negli ultimi 12 mesi e per pesare il valore di questo dato bisogna pensare che nel 2012 era sceso al 28%”.
Così al Corriere il professor Paolo Legrenzi, psicologo e docente all’università Ca’ Foscari di Venezia:
“Siamo ottimi risparmiatori e pessimi investitori e stavolta ad ampliare la tendenza ci sono le incertezze del quadro economico. I confronti con gli altri Paesi ci dicono che un fenomeno di questo tipo non si è prodotto altrove, tenere i soldi liquidi è una forma di assicurazione all’italiana e il modo con il quale si affronta il “non si sa mai”, formula che riassume l’eventualità di un cambio del regime monetario fino a un evento negativo che può colpire la famiglia».
Indicativo, nello spiegare l’atteggiamento che gli italiani stanno mostrando nei confronti dell’emissione del BTP Italia, è il commento che è stato rilasciato dagli strategist di Commerzbank, Marco Stoeckle e Rainer Guntermann, riportato da Bloomberg:
“Gli investitori domestici (italiani) non sembrano propensi a finanziare l’espansione fiscale” del governo M5S-Lega. E questa situazione “è particolarmente delicata, se si considera che il rischio di una fuga degli stranieri rimane reale”.