Piazza Affari chiude a -0,9%, crescono timori su Brexit. Giornata no per Prysmian e Leonardo
Piazza Affari debole anche oggi con gli investitori che continuano a guardare con preoccupazione al rischio hard Brexit e l’acuirsi dei timori sulla crescita a livello globale. L’indice Ftse Mib, dopo un avvio in buon progresso, ha progressivamente virato in negativo ed è andata a chiudere in flessione dello 0,90% quota 18.905 punti. Dopo la risposta dell’Italia all’Ue, con la conferma dell’impianto e dei numeri della Manovra, il mercato è già proiettato ai prossimi sviluppi con l’avvio della procedura di infrazione che appare scontato anche se il governo è al lavoro per convincere Bruxelles a non usare la mano forte contro l’Italia e il premier Giuseppe Conte vorrebbe convincere la Commissione UE a processare l’Italia solo sul deficit e non sul debito.
A tenere banco oggi sui mercati è la questione Brexit. Da oltremanica sono arrivate le dimissioni del ministro responsabile della Brexit, Dominic Raab, in dissenso circa il futuro statuto dell’Irlanda del Nord. L’addio di Raab ha provocato forti vendite sulla sterlina acuendo i timori che l’accordo che la May ha chiuso con l’UE non passi la prova del voto al Parlamento UE con il rischio quindi di una hard Brexit.
Sul Ftse Mib è andata a tappeto Prysmian (-5,11%) che ieri ha riportato per i primi nove mesi 2018 un Ebitda rettificato di 577 mln di euro, +5,5% rispetto allo stesso periodo 2017, poco sotto il consensus pari a 579 mln. L’utile netto è sceso del 5,7% a quota 183 milioni. Confermate le stime su redditività con un’Ebitda rettificato full combined visto nel range 860-920 mln nel 2018.
Ha sofferto anche Leonardo che è scesa di oltre il 3 per cento. Lieve rialzo per Mediaset (+0,32%) dopo il tracollo di ieri complici i deboli riscontri trimestrali e i timori sulla raccolta pubblicitaria.
Cede alle vendite, dopo un avvio positivo, il titolo FCA (-1,34%) complici i deboli riscontri di ottobre in Europa con immatricolazioni in calo del 13,3% per il gruppo italo-americano, facendo peggio del mercato e con quota di mercato passata dal 6,3% al 5,9 per cento. “Anche in ottobre la nuova normativa Wltp ha parzialmente influenzato il mercato mentre Fca ha proseguito nella sua strategia di privilegiare la qualità delle vendite. La crescita di Jeep continua mese dopo mese”, ha commentato Pietro Gorlier, chief operating officer per la regione Emea.
Pirelli (+1,27%) ha visto quasi raddoppiare gli utili nei primi nove mesi dell’anno e ha confermato i target di profittabilità per l’intero 2018 mentre ha rivisto al ribasso quello sui ricavi a causa della debolezza del Sud America. Il gruppo della Bicocca ha registrato da gennaio a settembre un utile netto di 378,1 milioni, in rialzo del 90% rispetto ai 198,9 milioni dello stesso periodo del 2017. I ricavi sono stati pari a 3,9 miliardi, con una crescita organica del 4,4%.
Rimangono accesi i riflettori su Telecom Italia (-0,88% a 0,5168 euro). “In merito alla nomina del nuovo amministratore delegato di Tim, l’azienda informa che le attività volte alla preparazione delle deliberazioni che saranno assunte dal consiglio di amministrazione del prossimo 18 novembre sono in corso”, si legge in una breve nota diffusa da TIM a seguito della riunione odierna del Comitato nomine e remunerazioni. Nelle ultime ore sono salite prepotentemente le quotazioni di Luigi Gubitosi, ex ad di Wind e dg Rai, come possibile successore di Amos Genish nel ruolo di amministratore delegato.