Governo tira dritto su manovra, ma più dismissioni immobili pubblici per accelerare calo debito-Pil
Saldi e Pil rimangono invariati. Nella lettera con cui il governo M5S-Lega ha risposto all’ultimatum della Commissione europea sulla manovra, non c’è stato nessun dietrofront, né sul target deficit-Pil per il 2019, fissato al 2,4%, né tanto meno, contrariamente alle indiscrezioni circolate sulla possibilità di una revisione al ribasso, sull’obiettivo di crescita, stabilito all’1,5% del Pil e considerato previsione fin troppo ottimistica non solo dall’Ue ma da diverse istituzioni italiane, Ufficio parlamentare di Bilancio e Corte dei Conti in primis.
Qualche novità per placare quella che sarà sicuramente l’irritazione della Commissione europea, tuttavia, c’è: intanto, sono state introdotte le clausole di spesa: si tratta praticamente di clausole anti-sforamenti, il cui scopo è quello di garantire che, tra le altre cose, il deficit-Pil al 2,4% sia “un limite invalicabile” (ma, a tal proposito, nelle previsioni autunnali della Commissione europea si legge già che Bruxelles stima un rapporto deficit-Pil al 2,9% nel 2019).
Inoltre, per accelerare la flessione del rapporto debito-Pil, si spinge il pedale sulle privatizzazioni. Nella missiva all’Ue inviata dal ministro dell’economia Giovanni Tria, si legge di fatto che “il governo ha deciso di innalzare all’1% del Pil per il 2019 l’obiettivo di privatizzazione del patrimonio pubblico”.
Maggiori dismissioni di immobili pubblici, dunque, rispetto a quanto previsto dalla stessa Nota di aggiornamento al Def, in cui si parlava di incassi da privatizzazioni per lo 0,3% del Pil l’anno per il 2019 e 2020, per un valore di 10 miliardi circa in due anni.
Con le privatizzazioni fino all’1% del Pil, l’esecutivo giallo verde punta ora a incassi pari a 18 miliardi solo nel 2019. La misura viene considerata uno strumento “per accelerare la riduzione del rapporto debito/pil e preservarlo dal rischio di eventuali shock macroeconomici“.
Gli incassi costituiscono un margine di sicurezza” e consentiranno di raggiungere una discesa del rapporto debito-pil “più marcata e pari a 0,3 punti quest’anno, 1,7 nel 2019, 1,9 nel 2020, 1,4 nel 2021 portando il rapporto dal 131,2% del 2017 al 126,0 del 2021″.
Il vicepremier pentastellato e ministro per lo Sviluppo economico Luigi Di Maio ha comunque assicurato che le dismissioni “non includono i gioielli di famiglia”, ma solo beni immobili di ordine minore.
Sulla necessità di monitorare i conti pubblici, Tria ha scritto che “l’indebitamento netto sarà sottoposto a costante monitoraggio, verificando sia la coerenza del quadro macroeconomico sottostante le ipotesi di finanza pubblica, sia l’aumento delle entrate e delle spese”.
Il governo M5S-Lega ha rispettato il termine di scadenza fissato a ieri, 13 novembre, per l’invio della risposta all’ultimatum Ue sulla manovra, che era stata bocciata, senza apportare alcuna modifica ai saldi e al Pil.
Tria conferma l’impegno del governo “ad assumere tempestivamente, in caso di deviazione, le conseguenti iniziative correttive nel rispetto dei principi costituzionali”.
“Il governo resta fiducioso sulla possibilità di conseguire gli obiettivi di crescita”, si legge nella missiva, che rileva che “la manovra è stata costruita sulla base del quadro tendenziale, e non tiene conto della crescita programmata. Questa impostazione prudenziale introduce nella legge di Bilancio un cuscinetto di salvaguardia, che previene un deterioramento dei saldi di bilancio anche nel caso in cui gli obiettivi di crescita non siano pienamente conseguiti”. Inoltre, “la normativa nazionale prevede una serie di presidi che obbligano il governo a riferire tempestivamente alle Camere qualora si determinino scostamenti rispetto” agli obiettivi di deficit e indebitamento netto “assegnando tra l’altro al ministero dell’Economia e delle finanze, il compito di assicurare il monitoraggio degli andamenti di finanza pubblica”.
L’accento viene posto ancora una volta sull’effetto espansivo che la manovra avrà sulla crescita economica:
“Grazie all’espansione fiscale, alle riforme introdotte, al rilancio degli investimenti, e alla riduzione del carico fiscale sulle piccole imprese la manovra consentirà di conseguire un tasso di crescita superiore a quello tendenziale e di recuperare parzialmente il divario rispetto agli altri Paesi europei. Il governo resta fiducioso sulle possibilità di conseguire gli obiettivi di crescita contenuti nel quadro programmatico del documento di programmazione”.
Confermate le misure chiave del reddito di cittadinanza e di quota 100, tra i cavalli di battaglia del contratto M5S-Lega.
Nella lettera è contenuta inoltre la richiesta di una maggiore flessibilità per eventi eccezionali per le spese che dovranno essere affrontate per la rete viaria a seguito della tragedia del Ponte di Genova e per il contrasto al dissesto idrogeologico.
“Sul bilancio programmatico – precisa la missiva – gravano per il prossimo triennio spese di natura eccezionale pari a circa lo 0,2% del Pil. Nelle ultime settimane, infatti, eventi alluvionali di particolare gravità hanno colpito il Paese con un costo pesantissimo in termini di vittime e danni ingenti. Si tratta di eventi inattesi che sono anche testimonianza di un territorio ancora troppo esposto a dissesto idrogeologico.
“Le risorse indicate – viene sottolineato- saranno destinate anzitutto a un piano straordinario di interventi tesi a contrastare il dissesto idrogeologico e, per il solo 2019, anche a misure eccezionali volte alla messa in sicurezza della rete di collegamenti. Il governo predisporrà a breve un piano per contrastare il dissesto, da avviare in tempi rapidi e realizzare nel prossimo quinquennio secondo un cronoprogramma definito”.
Ci saranno “azioni di semplificazione e accelerazione delle procedure decisionali e attuative, nonché misure per rafforzare le competenze tecniche nelle pubblica amministrazioni funzionali ad accelerare la realizzazione degli interventi necessari”.
A questo punto, la parola passa a Bruxelles. La data ufficiale della risposta è fissata al prossimo 21 novembre. Ma è improbabile che il contentino che il governo M5S-Lega ha inserito nella manovra sia sufficiente a placare l’irritazione crescente dei funzionari europei. La strada per la procedura di infrazione sembra già tracciata, sebbene qualche giorno fa sia stato lo stesso Tria ad affermare di non ritenere scontato un tale scenario.