Manovra, per Commissione Ue governo troppo ottimista su crescita. Debito e deficit rivisti al rialzo
Che la Commissione europea non si fidasse dei conti che erano stati fatti dal governo M5S-Lega, era evidente. Soprattutto di quei tassi di crescita che rimangono scritti nero su bianco nel NaDef e che compongono l’impalcatura su cui poggia il senso della legge di bilancio. Quella crescita al tasso +1,5% prevista per il 2019 non aveva convinto neanche l’Ufficio Parlamentare di Bilancio e Bankitalia. Se non altro, per non voler dare addosso troppo all’Italia, per il fatto che, complice anche la guerra commerciale lanciata da Donald Trump, è la stessa economia globale a riportare un rallentamento.
La prudenza della Commissione nei confronti dell’Italia è scalfita nelle Previsioni economiche d’autunno che sono state pubblicate oggi a Bruxelles. Intanto, il Pil italiano del 2018 è stato rivisto al ribasso a +1,1%. In realtà le stime sul Pil dell’anno prossimo è stato rivisto al rialzo, esattamente a +1,2%. Ma non si può parlare di buona notizia, perchè intanto il governo basa la realizzazione delle misure auspicate in un contesto di crescita superiore, pari a +1,5%; inoltre, anche se c’è stato un miglioramento rispetto alle stime precedenti (+1,1% per il 2019), l’Italia è destinata a confermarsi pecora nera dell’Unione europea in termini di crescita, sottoperformando anche il Regno Unito (Pil atteso dall’Ue a +1,3% quest’anno e +1,2% il prossimo). Questo, in un contesto in cui per l’Eurozona si prevede ora un Pil 2019 +1,9% (rispetto al +2%) atteso in estate), e a +1,7% nel 2020.
Quanto è peggio è che, a fronte di un outlook sul Pil che rimane ancora poco confortante e sicuramente radioso come previsto dall’esecutivo gialloverde, la Commissione europea peggiora anche l’outlook sul deficit-Pil e sul debito-Pil, confermando in particolare le indiscrezioni che erano state diffuse in mattinata da alcuni quotidiani. Altro che deficit al 2,4% stimato da Tria & Co. Secondo la Commissione, il deficit schizzerà nel 2019 al 2,9%, per poi balzare fino al 3,1% nel 2020.
E se è vero che “la ripresa delle esportazioni e l’aumento della spesa pubblica dovrebbero sostenere una moderata crescita durante il periodo compreso nelle previsioni”, è altrettanto vero che “l’aumento conseguente del deficit pubblico, in un contesto di tassi d’interesse più alti e di notevoli rischi al ribasso, mette in pericolo la riduzione dell’elevato rapporto debito/Pil”. Sarà lo stesso commissario Pierre Moscovici, successivamente, nella conferenza stampa con cui commenterà la pubblicazione delle Previsioni economiche d’autunno, a dire che le conseguenza di quella politica fiscale espansiva su cui punta il governo sulla domanda interna saranno, praticamente, moderate.