Pernigotti dice addio all’Italia, chiude fabbrica di Novi Ligure e si sposta in Turchia
Chiude i battenti lo stabilimento di Novi Ligure della Pernigotti, storica azienda dolciaria italiana. L’annuncio arriva dai sindacati dopo l’incontro con i rappresentanti del gruppo turco Toksoz che è il maggior produttore mondiale di nocciole e che aveva acquisito il marchio nel 2013.
Pernigotti: un po’ di storia
La storia di Pernigotti parte dal lontano 1860, quando Stefano Pernigotti apre a Novi Ligure (AL), una drogheria già rinomata fin dagli inizi per la produzione di un pregiato torrone. Nel 1868, a seguito di una crescente notorietà dei prodotti del negozio, Stefano decide di fondare assieme al figlio Francesco, con un capitale di seimila lire, la “Stefano Pernigotti & Figlio”, azienda alimentare specializzata in produzione dolciaria. Sarà poi nel 1935 che Paolo Pernigotti acquisterà la ditta Enea Sperlari, azienda cremonese specializzata nella produzione del torrone. E’ negli anni ottanta che però sopraggiunge un periodo di crisi che porterà alla cessione della Sperlari nel 1981 agli americani della H.J.Heinz Company. Nel 1995 Stefano Pernigotti, rimasto senza eredi dopo la scomparsa dei due figli ancora giovanissimi in un incidente stradale in Uruguay nel luglio 1980, decide di cedere lo storico marchio novese alla famiglia Averna, fino a quando l’11 luglio 2013 l’azienda viene ceduta dalla famiglia Averna al gruppo turco appartenente alla famiglia Toksöz.
La crisi con i turchi
E’ dal 2013 che i 250 dipendenti della Pernigotti di Novi Ligure che vivono in un sentimento di forte inquietudine dato che i nuovi acquirenti avevano fin da subito espresso l’intenzione di delocalizzare in Turchia. Ieri è arrivato l’annuncio ufficiale: la storica sede di Novi Ligure chiuder i battenti e dei 200 dipendenti, di cui 50 in produzione e il resto in amministrazione e vendita, 100 verranno licenziati. La volontà è quella di mantenere in Italia solo la rete marketing volta a sostenere la vendita, mentre i famosi cioccolatini verranno prodotti in Turchia.
Coldiretti: “L’Italia difenda il suo patrimonio”
“E’ il risultato del circolo vizioso della delocalizzazione che inizia con l’acquisizione di marchi storici del Made in Italy, continua con lo spostamento all’estero delle fonti di approvvigionamento della materia prima agricola e si conclude con la chiusura degli stabilimenti con effetti sull’occupazione e sull’economia nazionale dal campo alla tavola”. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel commentare l’addio alla storica fabbrica della Pernigotti a Novi Ligure. L’importazione di nocciole dalla Turchia in Italia – sottolinea la Coldiretti -è aumentata del 23% nel primi sette mesi del 2018 secondo l’Istat, nonostante i numerosi allarmi scattati per gli elevati livelli di aflatossine cancerogene. “Ma dall’olio allo zucchero fino al formaggio è lunga la lista delle etichette storiche italiane svendute all’estero ed utilizzate per veicolare sotto la bandiera tricolore produzioni ottenute all’estero” ha denunciato Prandini nel sottolineare che “l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agroalimentare che ha portato in mani straniere tre marchi storici del Made in Italy alimentare su quattro”
Cosa farà il governo? Per ora non è stato annunciato nulla e in merito viene in mente il caso Whirlpool che ha deciso insieme al Ministero dello Sviluppo economico di investire i 250 milioni di euro nei prossimi tre anni nei siti industriali presenti in Italia azzerando così gli esuberi.