Conte: reddito di cittadinanza su base geografica. Di Maio tradisce il Sud? Rischio di molti esclusi, ‘47% al Centro-Nord’
Reddito di cittadinanza su base geografica. Ovvero? A parlare della misura cavallo di battaglia che ha decretato, nelle elezioni politiche dello scorso 4 marzo, il trionfo del M5S al Sud, è il premier Giuseppe Conte, che ammette di aver parlato di questo modello anche durante il primo incontro che ha avuto con la cancelliera tedesca Angela Merkel. In un intervendo alla scuola di formazione politica della Lega, a Milano, Conte ha detto che il governo ha “studiato il sistema tedesco”, tanto che “al primo mio incontro con la Merkel chiesi subito di approfondire i diritti di recupero al lavoro e all’occupazione”.
Di conseguenza, ha aggiunto il presidente del Consiglio, “faremo tesoro anche di qualche inefficienza che si è realizzata in Germania”.
Su quella definizione “su base geografica” Conte non dà tuttavia dettagli che possano dipanare l’ennesima incertezza su quello che è un punto cardine del contratto di governo. Piuttosto, l’obiettivo del capo del governo sembra essere quello di negare alla misura la definizione di puro assistenzialismo:
“Il reddito di cittadinanza, se realizzato male può essere frainteso e percepito come sussidio assistenziale; stiamo facendo di tutto perchè anche questo strumento, che potrebbe apparire non di alta redditività, ma di alto valore sociale, venga realizzato in una prospettiva di sviluppo sociale, affinché si crei un meccanismo di riqualificazione delle persone che hanno perso il lavoro e di qualificazione per quelle che non lo hanno. Intesa in questi termini sarà una riforma essenziale per la crescita. Su questo saremo giudicati”.
Ulteriori precisazioni, che tuttavia alimentano i dubbi non solo su chi saranno a questo punto i beneficiari della misura, ma anche su dove il reddito di cittadinanza verrà davvero erogato, arrivano dal vicepremier pentastellato e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio.
Intervenuto alla trasmissione Domenica Live di Barbara D’Urso, Di Maio ha ribadito intanto che il reddito, “inevitabilmente, dobbiamo farlo solo per gli italiani, ma non per razzismo”.
“Finché non abbiamo la regolazione dei flussi – ha aggiunto – la misura si rivolge solo agli italiani”. A tal proposito, “aiutiamo quasi un milione di bambini”, visto che “su 10 miliardi, 6 miliardi andranno a famiglie con minori”.
Di Maio ha proferito però anche una frase che, sicuramente, avrà fatto storcere il naso a non pochi che lo hanno votato (soprattutto al Sud):
“Il 47% delle famiglie destinatarie sarà nel Centro-Nord”, ha detto: una dichiarazione che stride con quanto è emerso, nel corso delle recenti audizioni sul Def, da parte della stessa Istat, che ha reso noto che la povertà assoluta riguarda 5 milioni di persone, la metà delle quali al Sud. E una dichiarazione che, secondo quanto scrive il quotidiano La Stampa, esprime “il terrore dei grillini” che “il reddito venga considerato un intervento assistenzialista solo per il Mezzogiorno”.
Tanto che La Stampa titola: “Molti gli esclusi al Sud”, mettendo in evidenza che “a guardare però i numeri del Reddito di inclusione del precedente governo la situazione è ben diversa. Nel 70% dei casi infatti i benefici sono stati erogati nelle regioni del sud, il 18% nel nord e il restante 12% nelle regioni del centro. La Campania e la Sicilia sono quelle con il maggior numero di nuclei che ricevono il Rei, il 50% del totale in Italia”.
In più, nelle ultime ore è arrivato anche il rapporto della Cgia, da cui è emerso che la spaccatura tra Nord e Sud Italia si sta facendo ancora più pronunciata: al punto che il Sud presenta difficoltà socio-occupazionali peggiori della Grecia:
“A un decennio dall’inizio della crisi economica che ha pesantemente colpito il nostro Paese, il Sud è stata la ripartizione geografica del Paese più penalizzata. Secondo una elaborazione della Fondazione Leone Moressa, tra il 2008 e il 2017 il Mezzogiorno d’Italia ha perso 310.000 occupati e ha registrato un aumento dei disoccupati pari a 592mila unità. Sempre nello stesso arco temporale, al Nord i posti di lavoro sono aumentati di 74mila unità, mentre il numero dei senza lavoro è salito di 413mila”.
Ancora, dall’analisi dell’Ufficio Studi della Cgia è risultato che, “in termini di Pil pro capite, il Nord Italia sconta un differenziale negativo con la Germania di poco superiore ai 4.300 euro; il dato del Mezzogiorno, invece, è superiore a quello greco di 2.000 euro. Tuttavia un cittadino del settentrione dispone di oltre 15.600 euro all’anno in più rispetto a un residente al Sud”.