Quota 100 e reddito di cittadinanza slittano a primavera. Su reddito 9 milioni di potenziali beneficiari
Reddito e pensione di cittadinanza, insieme all’introduzione di quota 100, in primavera. Lo ha detto Stefano Patuanelli, capogruppo M5S al Senato. La misura cavallo di battaglia alle elezioni del Movimento 5 Stelle e su cui, si può dire, ha scommesso la sua intera carriera politica il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, dovrebbe diventare operativa dunque non all’inizio del 2019, ma dopo i primi tre mesi dell’anno:
Così Patuanelli nella giornata di ieri:
“La nostra intenzione è cercare di partire con il reddito di cittadinanza e quota 100 dopo il primo trimestre”. “Io ritengo che in primavera – ha continuato – possano partire sia la riforma della Fornero che il reddito di cittadinanza: pensiamo che ci vorranno tre mesi per la questione dei centri per l’impiego, forse un mese in più. Ad aprile potranno partire i centri per l’impiego”.
Patuanelli ha ribadito la tempistica anche oggi, intervenendo ad Agorà Rai Tre:
“Non c’è un problema di budget. C’è il problema che per far funzionare il Reddito di cittadinanza abbiamo bisogno di metter mano ai Centri per l’impiego, che sono obiettivamente imbarazzanti. Abbiamo bisogno di tre mesi di tempo, stiamo lavorando da tempo sul come iniziare l’attività di riforma dei Centri per l’Impiego. Non è che iniziamo il 1° gennaio“.
A confermarlo nella giornata di ieri era stato anche il ministro per gli Affari europei Paolo Savona, alla Camera in sede di replica sulla Nadef, prima della sua approvazione. Quota 100 e reddito di cittadinanza – aveva detto Savona – entreranno a regime “con gradualità e io ringrazio la coalizione di cui faccio parte perché questa gradualità è stata accettata” per poter “conseguire una significativa riduzione del rapporto debito-Pil nel prossimo triennio”.
Sulle misure da varare per evitare che ci siano casi di abusi sul ricorso al reddito di cittadinanza, Savona ha affermato che la misura “colpisce direttamente ed esclusivamente la povertà e nel provvedimento che leggerete vedrete le cautele poste affinché la gente non si sieda e quindi smetta di cercare un lavoro”.
Intanto, da un’inchiesta pubblicata dal ‘Sole 24 Ore’ emerge che la platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza sarà di circa nove milioni di persone, pari al 15,6% della popolazione.
Dall’inchiesta risulta che in Italia ci sono 5 milioni di persone che vivono nella condizione di povertà assoluta, vale a dire del tutto privi di mezzi di sostentamento. In questo esercito di ultimi oltre 1,6 milioni sono cittadini stranieri. Se all’area di povertà assoluta si aggiunge l’area di povertà relativa o potenziale, come sembra essere l’intenzione del Governo, la platea si amplia fino a circa nove milioni di persone, inclusi i senza lavoro di lunga durata e le fasce deboli del mercato o i disoccupati.
In questo caso, i 9 miliardi messi in campo dal Governo potrebbero non ottenere gli effetti sperati. Inoltre, l’inchiesta evidenzia come restino numerosi gli aspetti da chiarire per l’attuazione pratica di questa misura: la tecnologia impiegata per le carte prepagate da inviare alla platea prescelta; il rebus dei Centri per l’impiego; le difficoltà dei controlli. Senza trascurare la variabile tempo, perché il reddito di cittadinanza è una delle armi più formidabili da usare nella campagna elettorale delle prossime europee.