Quota 100 e occupazione giovanile, la staffetta generazionale funzionerà?
La quota 100 per superare la legge Fornero costerà a regime 7 miliardi di euro. Così è scritto nero su bianco nella Nota di aggiornamento al DEF presentata dal governo giallo-verde. Una misura fortemente voluta dalla maggioranza di governo. La quota 100, ossia la somma tra anni di età e anni di anzianità contributiva per l’uscita anticipata dal lavoro, permetterà da gennaio 2019 o comunque entro la primavera a mandare in pensione chi raggiunge i 62 anni di età e 38 di contributi versati. La norma dovrebbe essere uguale per uomini e donne, lavoratori dipendenti e autonomi, privati e pubblici.
Quota 100 volano per la staffetta generazionale?
In tal modo il governo punterebbe ad una maggiore flsibilità pensionistica ipotizzando che si possano aprire spazi per l’ingresso di migliaia di giovani nel mondo del lavoro. “Vuol dire che potenzialmente possono andare finalmente in pensione 400mila persone e si liberano altrettanti posti di lavoro. Vuol dire che 400mila truffati da quella legge sono finalmente liberi di tornare alla vita” così nei giorni scorsi il vicepremier Matteo Salvini.
Lo studio di Carlo Cottarelli
Ma davvero mandando in pensione uno si assumerà un altro? Il tema della staffetta generazionale legata all’età previdenziale è stata analizzata dall’ex commissario alla spending Review Carlo Cottarelli in una nota del suo Osservatorio dei Conti pubblici. “L’occupazione giovanile aumenta quando si riduce l’età di pensionamento? Né la teoria dati né i dati confermano questa ipotesi” dice Cottarelli. Secondo l’ex commissario difatti la linea di ragionamento per cui un posto di lavoro liberato dal pensionamento di un anziano viene direttamente occupato da un giovane, pecca di una serie di dubbie assunzioni implicite.
In primo luogo non è vero che il numero di posti di lavoro è fisso, così allo stesso modo anche affermare che un lavoratore anziano possa essere sostituito senza costi con uno più giovane è vero. “Esistono costi fissi nel licenziamento di un lavoratore più anziano, sia per motivi fiscali sia per il costo del trasferimento di conoscenze da un lavoratore più anziano a uno più giovane” dice la nota dell’Osservatorio. Poi ci sono costi aggiuntivi per i più giovani se i più anziani vanno prima in pensione: “i contributi da versare per sostenere un numero più elevato di anziani aumenterebbero se l’età pensionabile diminuisse, e quindi anche il costo del lavoro aumenterebbe, rendendo più difficile l’assunzione di nuovi lavoratori” dice lo studio. Infine guardando agli altri paesi europei, alcuni studi hanno dimostrato che più in un paese è alto il tasso di attività degli anziani, minore è il tasso di disoccupazione giovanile. “In sintesi” conclude la nota “ l’aumento dell’occupazione giovanile può riflettere un miglioramento della situazione economica, una riduzione della pressione fiscale, un aumento della produttività, ma non una accelerazione dei termini di pensionamento dei più anziani, soprattutto se si desiderano effetti di lungo periodo”.