Mutui: possibili aumenti per i nuovi richiedenti se lo spread aumenta
L’attualità politica ha fatto tornare sotto i riflettori lo spread, ossia il differenziale di rendimento tra Btp e Bund, che in concomitanza con la discussione del DEF è tornato a scaldarsi, tornando sopra quota 300 punti base. E sono molti gli italiani che si chiedono quali possibili conseguenze questa nuova fiammata possa avere sulle proprie finanze, non ultimo sui mutui. Ne avevamo parlato su Finanza.com già lo scorso maggio (guarda il VIDEO QUI), quando si era assistito a un balzo dello spread a causa della crisi politica italiana, ma il tema oggi torna attuale. Dopo un lungo periodo in cui le banche hanno giocato al ribasso con i tassi di interesse sui mutui, da pochi giorni alcuni istituti hanno infatti iniziato a ritoccare al rialzo gli spread applicati ai mutui a tasso fisso con un incremento vicino allo 0,1%.
Per capire quali ricadute possa avere l’aumento dello spread sulla rata del mutuo, innanzitutto è bene distinguere chi il mutuo lo ha già e chi, invece, ha intenzione di chiederlo in futuro. “I primi – spiega Ivano Cresto, responsabile mutui di Facile.it – possono tirare un sospiro di sollievo sia se hanno sottoscritto un finanziamento a tasso fisso, che in quanto tale garantisce una rata costante per tutta la durata del contratto, sia se hanno scelto il tasso variabile perché, in questo caso, a guidare l’andamento e le variazioni degli interessi è l’Euribor, indice non connesso all’andamento dello spread Btp-Bund”.
Discorso diverso invece per chi intende richiedere un mutuo in futuro, che potrebbero effettivamente scontare un aumento dei tassi di interesse. “Quello che accadrà ai nuovi mutui dipenderà molto da quanto lo spread Btp-Bund aumenterà e, soprattutto, dal periodo di tempo in cui rimarrà alto – precisa Cresto – È comunque possibile ipotizzare un aumento dei tassi di interesse per i mutui che verranno erogati in futuro, ma anche in questo caso il rincaro non sarà determinato direttamente dall’andamento dello spread Btp-Bund, né tantomeno dall’aumento di Euribor o Eurirs, quanto piuttosto dalla politica applicata dalle singole banche”.
Il costo del mutuo che il cliente deve sostenere è determinato infatti da due componenti: il tasso derivante dagli indici europei (Eurirs o Euribor a seconda che si tratti di un tasso fisso o di uno variabile) e lo spread bancario, diverso da quello Btp-Bund, rappresentante una maggiorazione dell’interesse che definisce il guadagno che la banca otterrà dal finanziamento. Negli ultimi anni, grazie anche alla diffusione delle surroghe e ad una più serrata competizione tra gli istituti di credito, si è assistsito a una graduale riduzione, se non in alcuni casi addirittura l’azzeramento, degli spread bancari (e dei guadagni) dei singoli istituti sui finanziamenti erogati ai privati per l’acquisto di un immobile.
Sebbene non in modo diretto ed immediato, un legame tra lo spread bancario e quello Btp–Bund esiste. Se lo spread dovesse rimanere alto a lungo, il costo del denaro sarebbe maggiore e questo potrebbe avere delle conseguenze negative sui bilanci delle banche che, per far fronte alla situazione, potrebbero decidere di aumentare il loro margine di guadagno sui mutui e quindi aumentare gli interessi pagati dai futuri mutuatari.