Cina: People’s Bank of China continua a tagliare tassi, assist al mercato immobiliare con sostegno ai mutui
Mentre le banche centrali di tutto il mondo si preparano a ritirare le misure straordinarie di stimoli monetari lanciate nel periodo più buio della pandemia Covid-19, (in molti casi lo stanno già facendo), la Cina continua a tagliare i tassi.
Nella giornata di oggi la People’s Bank of China – banca centrale della Cina – ha tagliato il tasso di finanziamento loan prime rate (LPR) a un anno al 3,7%, dal 3,8% precedente e il tasso a cinque anni dal 4,65% al 4,6%.
Il tasso LPR a 1 anno era stato tagliato per la prima volta dall’inizio della pandemia già nel mese di dicembre, passando dal 3,85% al 3,80%. (e oggi è stato ulteriormente abbassato al 3,70%).
Il tasso a 5 anni è stato tagliato oggi per la prima volta dall’aprile del 2020. Questo tasso è cruciale per il mercato immobiliare, in quanto influenza i tassi sui mutui.
I tassi LPR sono i tassi di riferimento sui prestiti che vengono stabiliti mensilmente da 18 banche cinesi.
Lunedì scorso 17 gennaio, la People’s Bank of China ha annunciato di aver tagliato i tassi di riferimento sui suoi prestiti a medio termine per la prima volta dall’aprile del 2020, ovvero in quasi due anni, per cercare di far fronte al rallentamento dell’economia. I tassi (MLF) a un anno sono stati tagliati di 10 punti base dal 2,95% al 2,85%.
Sempre all’inizio della settimana il presidente cinese Xi Jinping, in occasione di un discorso che ha tenuto durante il World Economic Forum 2022, l’evento di Davos che anche quest’anno si tiene in modalità virtuale, ha lanciato un appello alle banche centrali di tutto il mondo affinché non alzino i tassi troppo e troppo rapidamente.
“Le catene globali dell’industria e dell’offerta sono state interrotte. I prezzi delle commodities continuano a salire. L’offerta di energia rimane scarsa. Questi rischi si combinano l’uno con l’altro e aumentano l’incertezza sulla ripresa dell’economia”, ha detto Xi Jinping.
“Una svolta a U delle politiche monetarie potrebbe avere gravi conseguenze negative”, minacciando “la stabilità finanziaria e l’economia globale, e colpendo soprattutto i paesi in via di sviluppo”, ha aggiunto il presidente cinese.