Def e manovra a rischio, Di Maio affila le armi: senza reddito cittadinanza M5S non vota a favore
E ora Def e manovra sono anche a rischio. Il vicepremier Luigi Di Maio è stato chiaro nello sventolare la minaccia che il M5S potrebbe rappresentare per la legge di bilancio, nel caso in cui i punti più cruciali del movimento non venissero approvati. Dopo il rincorrersi di varie indiscrezioni sulla fattibilità-volontà o meno del reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del M5S, Di Maio ha voluto fare chiarezza. E così, stando a indiscrezioni stampa, nella riunione con i ministri del movimento ha intanto ricordato che la nota al Def “deve essere votata dal Cdm e dal Parlamento”. Per poi aggiungere che una nota al Def “non coraggiosa e senza reddito di cittadinanza, pensione di cittadinanza, quota 100-Fornero, risarcimento dei truffati dalle banche non avrà i voti del M5S”.
“Per me non ha senso parlare solo di deficit. Si deve scommettere sulla crescita e dare risposte ai bisogni dei cittadini. Con l’11% di disoccupazione non possiamo che puntare su investimenti e crescita di qualità”, ha detto ancora Di Maio che, nelle ultime settimane, ha vissuto diversi momenti di alta tensione con il ministro dell’Economia Giovanni Tria, a dispetto delle varie rassicurazioni arrivate da più parti sull’unità del governo e sull’assenza di particolari conflitti.
Intervenendo a Porta a Porta, il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico ha precisato che “da metà marzo 2019 saranno avviati i centri per l’impiego con il reddito di cittadinanza erogato”. E, di nuovo, ha affrontato le questioni del rapporto deficit-Pil e del debito italiani, incluse le ripercussioni sui mercati in caso di una manovra reputata troppo espansiva.
“Conosciamo benissimo gli effetti sui mercati, quindi tutto quello che stiamo facendo lo stiamo facendo tenendo in sicurezza i conti, però non sono piú i numeri la mia preoccupazione principale. Io ho parlato di manovra del popolo perché noi in maniera decisa con questa manovra avremo abolito la povertá” attraverso il reddito cittadinanza”. Insomma, è arrivata l’ora di introdurre “misure che facciano crescere l`economia per ridurre il debito”.
D’altronde, lo stesso “Macron la Francia ci ha dimostrato che questi dogmi sono superati”. Sicuramente, “noi non vogliamo far saltare i conti o far impennare lo spread”. Ma, e su questo Di Maio non transige: “non voglio assolutamente impiccarmi ai numeri, se non quello legato al 3%” di deficit-pil, e “abbiamo dato le garanzie che non si supera il 3%”.
Di Maio affila dunque le armi, nell’ambito di una strategia iniziata già da qualche giorno, se si considera l’intervista a Il Fatto Quotidiano in cui è tornato ad attaccare i dirigenti del Mef, a partire dal Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco. Sottolineando che “faccio controllare ogni norma ai miei collaboratori, perché non mi fido” (in generale dei tecnici).
Sulle misure chiave per il M5S, il vicepremier ha affermato che i pensionati minimi “hanno giá lavorato e quindi gli diamo dal primo gennaio 780 euro” mentre sul reddito di cittadinanza “siccome voglio avviare” il potenziamento dei centri dell’impiego, potremo partire da metá marzo” con l’erogazione.
Ieri Di Maio aveva messo i puntini sulle “i” anche con un articolo pubblicato sul Blog del M5S:
“Chi ha distrutto il Paese mettendolo in ginocchio, perdendo completamente la propria credibilità, dovrebbe avere l’umiltà di interrogarsi per capire dove ha fallito. Ci hanno lasciato l’Italia in macerie, un Paese in cui si sono sempre tutelati gli interessi delle lobby e non quelli dei cittadini. Noi lo stiamo rimettendo in piedi. La manovra del popolo è un atto concreto perché prima vengono gli ultimi, mentre gli interessi e i privilegi dei potenti vengono finalmente sacrificati ed eliminati per il bene comune”.
“Abbiamo iniziato dal lavoro, dalla tutela dei diritti dei lavoratori, eliminati proprio dal Pd, e dal contrasto alla precarietà, al lavoro nero e al caporalato che spesso sono causa di morti sul lavoro, come certificano anche oggi i drammatici dati dell’Inail. Le nostre sono azioni concrete, infatti abbiamo nominato il Generale dei carabinieri Alestra alla direzione dell’Ispettorato del Lavoro. È la prima volta che un carabiniere, un uomo delle forze dell’ordine, ricopre questo incarico”.