Scenari Immobiliari: tra gli imprenditori emerge un cauto ottimismo per il mattone. C’è però la questione: ‘Italia da rifare’
Gli ottimisti avanzano, anche se con una certa cautela. Se nel 2019 il sistema economico e il mercato immobiliare resteranno stabili, nei prossimi 3-5 anni lo scenario migliorerà lievemente. In particolare per il settore immobiliare, l’anno prossimo le compravendite sono previste in moderato aumento nel comparto residenziale, mentre i prezzi resteranno stabili. Sono queste le previsioni tracciate dagli oltre 350 tra imprenditori e manager riuniti al 26esimo Forum organizzato da Scenari Immobiliari a Santa Margherita Ligure.
Dalle interviste condotte durante il Forum, più della metà (54%) si è espresso a favore di una certa stabilità del sistema economico italiano nel 2019, mentre un terzo (33%) prevede un leggero miglioramento. Pochi i pessimisti che vedono un lieve peggioramento all’orizzonte (13% in totale). Nel medio periodo 4 intervistati su 10 prevedono un piccolo miglioramento, mentre 2 su 10 una certa stabilità. E ancora, quasi la metà degli intervistati (47%) crede che l’industria immobiliare rimarrà stabile nel 2019, un terzo che migliorerà e un quinto che peggiorerà. Gli ottimisti salgono al 40% nelle previsioni a 3-5 anni, e affiancano quelli che credono nella stabilità, in leggera diminuzione.
Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, nella giornata di chiusura del Forum ha dichiarato: “Sul fronte delle potenzialità del mercato immobiliare italiano, nel 2019 gli investimenti si concentreranno sul segmento terziario a Milano mentre a Roma si privilegerà quello ricettivo. Allargando il raggio d’azione, nel Nord Italia gli investitori punteranno su terziario e, in misura leggermente inferiore, commerciale e logistico-industriale, nel Centro su residenziale e a Sud sul ricettivo”.
Un Paese da rifare….
L’Italia è stata fatta più di 150 anni fa e ora sembra arrivato il momento di rifarla. Questo il messaggio lanciato, proprio da una cittadina ligure, dal numero uno di Scenari Immobiliare, Mario Breglia, a distanza di un mese dal crollo del ponte Morandi a Genova, in cui hanno perso la vita oltre 40 persone.
Nella sua analisi Breglia ricorda che “negli ultimi anni abbiamo assistito ad eventi tragici causati in parte da eventi naturali, ma soprattutto dall’incuria dell’uomo. Dopo crolli e terremoti emergono dati chiari sulla situazione dell’edilizia italiana: circa 11mila ponti e gallerie che necessitano di controllo e manutenzione, sparsi in tutta Italia, e 272 solo in Lombardia, su un totale di 45mila infrastrutture in funzione; trecento i ponti considerati a grave rischio, con criticità di livello 1, secondo le denunce degli esperti”.
“La percentuale di obsolescenza – spiega Breglia – arriva al 21,1% per gli immobili edificati prima del 1981, mentre la quota scende al 4,7% per quelli costruiti tra il 1981 e il 2011. E si precisa che i tre quarti (74,1%) degli edifici residenziali sono stati costruiti prima del 1981 e hanno oltre 35 anni di vita, mentre i più recenti sono il 25,9%”.
In altre parole, le case italiane sono per un quinto vetuste e in cattive condizioni di manutenzione. In particolare, al Sud le case pericolanti e con evidenti criticità superano il venti per cento del totale regionale: il record negativo si attesta in Calabria con il 26,8% del totale degli edifici residenziali in mediocre-pessimo stato di conservazione. Seguono la Sicilia, con il 26,2%, e la Basilicata, con il 22,3 per cento. Nel Lazio, gli edifici a rischio rappresentano il sedici per cento del totale e nella stessa capitale il 14,7 per cento delle strutture è in cattivo stato: ne abbiamo avuto vari esempi, dal palazzo crepato in zona Flaminio all’apertura di una voragine in zona Balduina, entrambe zone semicentrali di pregio.