Manovra: Castelli rassicura su reddito cittadinanza e dice ‘Macron ci copia’. Quota 100 nel mirino: e i giovani?
“Macron ora ci copia, possiamo fare una joint venture e creare le basi per un reddito a livello europeo“. Così il viceministro dell’economia, la pentastellata Laura Castelli, parla del reddito di cittadinanza, Pomo della discordia tra il ministro Giovanni Tria e il M5S, stando alle indiscrezioni degli ultimi giorni. Castelli smorza i rumor sulle tensioni: rumor che sono arrivati a paventare anche le dimissioni di Tria. E fa notare, riguardo alla proposta lanciata nelle ultime ore dal presidente francese che “Macron ora ci copia”. A questo punto, aggiunge, “possiamo fare una joint venture e creare le basi per un reddito a livello europeo”.
Tutto questo mentre negli ultimi giorni, dopo le recenti dichiarazioni del vicepremier Matteo Salvini sulla proposta di quota 100 con 62 anni, diverse sono le critiche arrivate dal mondo degli economisti e anche dei politici.
La contastatazione è la seguente: se quota 100 con 62 anni venisse raggiunta, sicuramente sarebbe una manna dal cielo per i pensionati: un evviva dalla comunità nutrita di pensionati, dunque, ma (a parte il capitolo conti pubblici che tutto è fuorché irrilevante).. i giovani?
Lo scorso 12 settembre, con un post su Twitter, l’economista Riccardo Puglisi aveva fatto notare che “Quota 100 con pensionamento a 62 anni significa avere cominciato a lavorare a 24 anni”.
Francesco Cancellato, che dirige Linkiesta, ha inoltre parlato in un suo articolo di una vera e propria truffa “Quota 100, la truffa perfetta contro i giovani (silenti, e quindi complici)”.
Nell’articolo Cancellato afferma che “oggi chiunque abbia meno di cinquant’anni dovrebbe scendere in piazza. Dovrebbe farlo contro Quota 100, la scriteriata idea di Matteo Salvini, e di tutto il governo di cui fa parte, di mandare in pensione la gente a 62 anni più 38 di contributi, senza se e senza ma”.
Cancellato ha citato le stime di Tabula, società di ricerca guidata da Stefano Patriarca, secondo cui “la riforma delle pensioni proposta da Salvini già nel 2019 avrebbe un costo di circa 13 miliardi di euro, 9 se contiamo le trattenute fiscali sui nuovi assegni pensionistici, circa 750mila in un colpo solo. Un costo che a regime salirebbe a circa 20 miliardi lordi, pari a 13 miliardi netti, ogni anno”.
Ed era stato lo stesso Tito Boeri, presidente dell’INPS, ad avvertire giorni fa Salvini, affermando che la quota 100 senza se e senza ma sarebbe costata 15 miliardi l’anno prossimo e venti miliardi a regime.
La critica all’idea di Salvini da parte di Cancellato è netta:
“Ciliegina sulla torta avvelenata cucina da Salvini e Di Maio: se decidi di spendere 20 miliardi all’anno per le pensioni, difficilmente ne avrai per riempire le culle con politiche a sostegno dell’occupabilità femminile e delle giovani coppie. E culle vuote oggi vuol dire meno lavoratori domani. Meno lavoratori vuol dire meno contributi per pagare le pensioni. E questo vuol dire una sola cosa: che noi che oggi abbiamo meno di cinquant’anni, nel giro di una decina d’anni massimo, ci ritroveremo una Legge Fornero al cubo per rimediare ai danni di quota 100, quando il sistema non si reggerà più in piedi. E magari Salvini e Di Maio, o chi per loro, a inveire contro l’Europa cattiva e i mercati infami, a riempire le piazze oggi lasciate vuote da una generazione silente, e per questo complice”
Tornando al reddito di cittadinanza, Castelli ha rassicurato gli italiani, nel corso di una intervista rilasciata a La Stampa, che la riforma chiave del M5S si farà, e che non sarà dunque azzoppata come è trapelato nei giorni scorsi, a semplice potenziamento del Rei:
“Non posso dire molto perchè stiamo completando le quantificazioni. Sicuramente la misura assorbirà il Rei, il reddito di inclusione introdotto da Gentiloni. Altre risorse arriveranno dai sussidi ambientali”.
Il costo, ha confermato il vice ministro, sarà di 10 miliardi, e il reddito partirà nel 2019:
“Come promesso. Partiremo il primo gennaio con le pensioni di cittadinanza, portando le minime a 780 euro. Intanto ci occuperemo della riforma dei centri per l’impiego. Abbiamo calcolato che ci vogliono 3-4 mesi. Successivamente partirà il reddito di cittadinanza”.
Tutto questo, mentre il presidente francese Macron, nel bel mezzo di una crisi di fiducia che ha portato molti a etichettarlo come presidente dei ricchi – stando a quanto fa notare il Telegraph – ha svelato un piano anti-povertà del valore di 8 miliardi di euro, per ridare lustro alla sua immagine, decisamente appannata. Sarebbe un reddito universale di cittadinanza, da erogare entro il 2020 a tutti i cittadini il cui reddito non supera una certa soglia.
La paternità della misura è stata subito rivendicata dal Movimento 5 Stelle, e non solo con l’intervista di Laura Castelli:
“Constatiamo con favore – si legge nella nota di Davide Tripiedi, vicepresidente del Movimento 5 Stelle della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati – come anche la Francia abbia deciso di istituire un Reddito di Cittadinanza per sostenere i cittadini più deboli e permettere loro di essere reinseriti nel mondo del lavoro. Una conferma, semmai ce ne fosse bisogno, della bontà della proposta del MoVimento 5 Stelle. Sono anni che portiamo avanti questa battaglia: ci è sempre stato detto che non c’erano abbastanza soldi per poter introdurre questo strumento, mentre venivano spesi miliardi di euro per salvare le banche. Ora che siamo al Governo l’interesse dei cittadini è diventata l’unica priorità”.