Europa divisa a metà su aperture domenicali: forti limitazioni in Francia e Germania
Tiene in banco negli ultimi giorni la polemica circa l’intenzione del governo giallo-verde di limitare le aperture domenicali di negozi e centri commerciali dopo la liberalizzazione voluta dal governo Monti. Il vicepremier, nochè ministro del lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, ha confermato nel weekend di voler procedere entro l’anno alla stretta sulle aperture domenicali.
Codacons boccia la proposta della Lega
La Lega ha proposta tramite il suo capogruppo alla Camera Riccardo Molinari di ridurre le aperture domenicali dei negozi a 8 domeniche ma immediata arriva la bocciatura del Codacons. “Di limitare le aperture dei negozi ad appena 8 domenica l’anno non se ne parla neppure – spiega il presidente Carlo Rienzi – Un simile provvedimento equivarrebbe a condannare a morte migliaia di piccole attività, e sposterebbe in modo netto gli acquisti verso l’e-commerce, con una negativa contrazione delle vendite nel commercio tradizionale”. L’associazione dei consumatori propende per la proposta avanzata dal capo politico dei Cinque Stelle Luigi Di Maio. “L’unica proposta su cui siamo disposti a confrontarci” continua Rienzi “è quella di Luigi Di Maio che prevede il 25% dei negozi aperti nei giorni festivi e differenziazioni a seconda dei singoli comuni. Qualsiasi altro provvedimento che introduca limiti peggiorativi per il commercio vedrà la netta opposizione del Codacons anche nelle aule di giustizia a tutela dei consumatori e degli stessi commercianti”.
Comitas lancia lo sciopero dei negozi
Sul piede di guerra Comitas, l’associazione delle microimprese italiane che rappresenta migliaia di piccole attività commerciali in tutto il paese che boccia nettamente la proposta del governo se saranno vietate le aperture domenicali dei negozi. “Si tratta di un provvedimento palesemente iniquo e discriminatorio, che se varato sarà subito impugnato davanti la giustizia allo scopo di portarlo in Corte Costituzionale – spiega il presidente Comitas, Francesco Tamburella – Negli ultimi 10 anni il commercio tradizionale ha subito un tracollo delle vendite del -17%, a tutto vantaggio dell’e-commerce che registra crescite a due cifre e che solo nel 2017 ha registrato in Italia un giro d’affari che sfiora i 24 miliardi di euro. Vietare le aperture domenicali dei negozi, una buona fetta dei quali concentra il proprio business proprio nei giorni festivi grazie ad un maggior numero di consumatori per le vie dello shopping, equivale a favorire i giganti dell’e-commerce che vedranno crescere vendite e fatturato, ad esclusivo danno delle piccole attività”. Per tale motivo Comitas è pronto a lanciare lo “sciopero dei negozi” se il Governo vieterà le aperture domenicali, invitando gli esercenti ad abbassare le serrande in segno di protesta, e impugnerà gli atti dell’esecutivo nelle sedi competenti allo scopo di ottenerne l’annullamento.
Le aperture dei negozi negli altri paesi europei
Tralasciando per un momento i problemi nostrani, è utile dare uno sguardo agli altri paesi europei che in materia di aperture dei negozi hanno regole diverse. In 16 dei 28 Stati membri dell’Unione europea non è presente alcuna limitazione di orario o apertura domenicale. Così tutti i paesi scandinavi membri dell’Unione -Svezia, Danimarca e Finlandia – prevedono poche o nessuna limitazione in tal senso e i negozi sono liberi di aprire e chiudere come vogliono. Nessuna restrizione anche in gran parte dell’Europa orientale. Oltre all’Italia anche il Regno Unito ha un regime quasi completamente liberalizzato mentre ci sono regole piuttosto rigide invece in Francia e Germania dove le aperture domenicali sono fortemente limitate, così allo stesso modo anche in Austria, Belgio, Cipro, Grecia, Malta e Paesi Bassi. Nelle nazioni che presentano forme di divieto o limitazione sono invece previste numerose eccezioni e deroghe, che generalmente riguardano i negozi di alimentari, panetterie, grande distribuzione, giornalai, stazioni di servizio, stazioni dei treni, aeroporti e musei. In sostanza così a livello europeo la regolamentazione del lavoro domenicale risulta eterogenea, con una maggioranza di Stati membri che, al pari dell’Italia, non impone vincoli. Il contesto italiano non risulta quindi una situazione isolata nel panorama europeo.