Starbucks apre a Milano. La Fipe: “I bar italiani non lo temono”
Apre a Milano in Piazza Cordusio il primo Starbucks. Rivoluzionerà il classico concetto di bar all’italiana?
Le porte sono quasi aperte. Dopo l’inaugurazione di oggi, venerdì 7 settembre domani apre al pubblico il primo Starbucks italiano, in Piazza Cordusio 3 a Milano, “il più bello del mondo” secondo il gigante di Seattle, è un Reserve roastery, i locali di fascia alta della catena di caffetterie.
Ne esistono solo altri due, uno nella città di fondazione e l’altro a Shanghai. Un locale che si adatta al centro di Milano, elegante negli arredi e che punta molto sulla qualità del prodotto, forse per non disturbare troppo il palato dei consumatori abituati alla tazzina di caffè del bar.
“Starbucks, aprendo in Italia realizza un sogno ed è pronto a imparare, adattandosi alla cultura italiana del caffè e non viceversa a conferma che il bar italiano resta un modello di grande attualità”
ha commentato l’amministratore delegato di Starbucks Kevin Johnson, conscio di affrontare una realtà ben diversa per storia e tradizioni del caffè da quella di altri Paesi europei. Al primo locale di Piazza Cordusio seguiranno altre aperture, sono cinque quelle previste a Milano.
Caffè contro Frappuccino
Secondo la Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) in Italia ci sono 149.154 bar che generano un volume d’affari di 18 miliardi di euro. 5,4 milioni di italiani fanno colazione al bar, spendendo in media 2,4 euro (il classico cappuccino e brioche), mentre 1,3 milioni vi pranzano con una spesa media di 7,5 euro. In Italia ci sono 9.900 tra baristi e professioni assimilate, il 42% sono uomini, il 58% donne, il 79% italiani, il 21% stranieri.
“Più che una sfida, uno scambio reciproco”
per la Fipe che in una nota spiega che
“Le nuove iniziative commerciali come l’apertura di Starbucks trovano sempre il nostro favore, a maggior ragione quando creano posti di lavoro. Sarà il mercato a decretare ogni risultato, e da questo punto di vista i nostri bar non temono il confronto, che, anzi, sarà uno stimolo per migliorare qualità e servizio”.
Starbucks, la rivoluzione nella caffetteria è partita da Milano
Al tradizionale caffè italiano, consumato nella maggior parte dei casi al banco (ne consumiamo oltre 6 milioni di tazzine all’anno), Starbucks contrappone un’esperienza completamente diversa. Con le parole del responsabile del design Liz Muller:
“Un’esperienza premium, differente da quella a cui sono abituati gli italiani, con differenti tecniche di produzione e un locale dove fermarsi più a lungo, rilassarsi e divertirsi”.