Starbucks è arrivato: aperta a Milano la prima caffetteria, ma è già polemica sui prezzi
L’attesa è finita per i milanesi esterofili ma anche per i numerosi turisti che il marchio Starbucks lo conoscono da tempo. La catena di caffetterie “all’americana” nata a Seattle 45 anni fa ha aperto il suo primo negozio in Italia, per la precisione a Milano, in pieno centro.
Lo sbarco di Starbucks nel paese dell’espresso
L’arrivo di Starbucks in Italia è in grande stile: all’interno dello storico palazzo delle Poste, in Piazza Cordusio, a pochi passi da monumenti simbolo come il Duomo, la Galleria Vittorio Emanuele II e il Teatro alla Scala, in uno spazio di 2.300 metri quadrati. Anche il nome “Starbucks Reserve Roastery” vuole sottolineare l’esclusività di questa caffetteria, il cui formato è stato adottato solo in altre due occasioni: il Roastery di Seattle, inaugurato nel 2014, e il Roastery a Shanghai, che ha debuttato nel 2017. Uno spazio progettato come omaggio alla cultura dell’espresso italiano che ha ispirato il fondatore e presidente emerito di Starbucks, Howard Schultz.
L’arrivo in Italia della famosa caffetteria arriva dopo una espansione geografica impressionante. Starbucks ha aperto il suo primo negozio in Europa 20 anni fa a Londra. Da allora, è cresciuto in partnership con licenziatari strategici aprendo oltre 3.100 negozi in 40 paesi in Europa, Medio Oriente e Africa. Fino ad arrivare in Italia, grazie a un accordo di partnership stretto con il gruppo Percassi. L’intenzione è ora di aprire ulteriori negozi, sempre a Milano, a partire dalla fine di quest’anno.
Per Schulz, si tratta di un ritorno. “La storia di Starbucks – aveva detto nel momento dell’annuncio dell’arrivo in Italia – è direttamente legata al modo in cui gli italiani hanno creato la perfetta tazzina di caffè. Tutte le cose che abbiamo fatto sono fondate su quelle bellissime esperienze che tutti noi abbiamo avuto in Italia e che ci hanno spinto a essere rispettosi rappresentati di questa tradizione per 45 anni”. Parole che potrebbero scuotere i puristi dell’espresso all’italiana che, fuori dai confini, si sono azzardati a domandare lo stesso prodotto in uno Starbucks coffee.
Scatta la polemica sui prezzi
Starbucks Italia non ha ancora ufficialmente aperto al pubblico, che già si scatenano le polemiche. A sollevare le critiche sono diverse associazioni dei consumatori che denunciano i prezzi troppo elevati applicati dal gruppo americano: il caffè espresso costa 1,80 euro, mentre per un cappuccino il prezzo sale a 4,50 euro e per il caffè all’americana occorrrono 3,50 euro. Prezzi lontanissimi dalla media praticata a Milano per gli stessi prodotti, dove per un espresso si spende in media 1 euro e 1,30 euro per il cappuccino e che rischiano di far scattare la cosiddetta “inflazione indotta”, ossia spingere al rialzo i prezzi anche nei bar delle vicinanze a discapito di tutti i consumatori (non solo dei clienti Starbucks). Codacons ha così chiesto all’Antitrust di verificare la correttezza della pratica commerciale di Starbucks.
Espresso contro Frappuccino?
Il classico bar italiano non sembra temere la possibile concorrenza di Starbucks. “Le nuove iniziative commerciali come l’apertura di Starbucks trovano sempre il nostro favore, a maggior ragione quando creano posti di lavoro (Starbucks ne ha creati 300 in Italia, ndr) – è il commento della Federazione Italiana Pubblici Esercizi -. Sarà il mercato a decretare ogni risultato, e da questo punto di vista i nostri bar non temono il confronto, che, anzi, sarà uno stimolo per migliorare qualità e servizio. Il tutto senza dimenticare che dal confronto i consumatori avranno anche l’opportunità di valutare meglio il prezzo di una tazzina di caffè al bar così da evitare dannose e ricorrenti polemiche”.
Ad oggi si contano più di 149mila bar in attività in Italia, con un volume di affari di 18 miliardi di euro e concentrati principalmente in alcune regioni: Lombardia (17%), Lazio (10%), Campania (10%), Veneto (8%) e Piemonte (7%).