Borghi spiega manovra e coperture. Citi: Italia rischia recessione con esecuzione parziale contratto governo
Oggi, nuovo vertice sulla manovra a Palazzo Chigi, per fare il punto della situazione e superare le differenze tra i Cinque Stelle e la Lega. Il Sole 24 Ore scrive oggi che “numeri e misure devono ancora trovare un punto di equilibrio” e che “c’è ancora strada da fare per far quadrare le priorità della Lega (pensioni) e M5S (reddito di cittadinanza)“.
Sempre il quotidiano parla di una manovra che dovrebbe valere 25-30 miliardi di euro, a seconda che si propenda per una sua versione light o un’altra più aderente al contratto di governo.
“Il numero chiave resta il deficit: passati gli slanci delle settimane scorse, il tiro alla fune oscilla ora intorno a quota 2%”, scrive Il Sole.
Sarebbe questa soglia il Pomo della discordia tra il ministro dell’economia Giovanni Tria da un lato e l’asse Di Maio-Salvini dall’altro.
Tria non vorrebbe superare questo limite, mentre i due vicepremier sarebbero d’accordo a sforarlo per realizzare le misure cruciali contenute nel contratto di governo.
In una nota diffusa nella giornata di martedì gli economisti di Citi hanno fatto un po’ di previsioni su come sarà la legge di bilancio:
“Sebbene ci aspettiamo una retorica sfidante nei confronti delle regole fiscali dell’Unione europea (cosa sta tra l’altro smentita nelle ultime ore, proprio con i toni più soft e le rassicurazioni sull’intenzione di rispettare i vincoli Ue, sia di Matteo Salvini che di Luigi Di Maio) , crediamo che il governo stabilirà un target sul deficit, per il 2019, compreso tra l’1,5% e il 2% del Pil. Un target del genere potrebbe essere molto ragionevole e ancora compatibile, sebbene in misura minore, nella discesa del rapporto debito-Pil”.
Detto questo, “se è vero che la legge di bilancio così temuta possa alla fine rivelarsi un non evento, è vero anche che gli investitori potrebbero tornare presto a preoccuparsi della crescita del Pil. Crediamo dunque che il “fear factor” (fattore paura) scatenerà una volatilità notevole nel corso delle prossime settimane”.
Gli economisti di Citi sono preoccupati più per la crescita del Pil italiano che non per la legge di bilancio:
“Siamo sempre più preoccupati per la forza dell’economia, che sta già perdendo smalto”, hanno detto, ricordando che di recente Citi ha tagliato l’outlook sul Pil del 2018 dal +1,6% al +1,1%, rispetto al +1,3% atteso dalla Commissione europea.
Citi ritiene che il peccato originale del governo M5S-lega risieda proprio nel fatto di essere la somma di due manifesti elettorali molto diversi. Il timore è che, alla fine, il mix di misure contenute nel contratto di governo, finisca per fare più danni alla crescita che altro. “Una parziale esecuzione del piano potrebbe lasciare l’Italia ancora più esposta al rischio di una nuova recessione”, si legge nella nota di Citi.
Sul contenuto della manovra, nelle ultime ore ha parlato anche il presidente della Commissione di bilancio alla Camera, Claudio Borghi. Così in un’intervista ad Affari italiani, Borghi ha illustrato i punti cardine della legge di bilancio, dando chiarimenti anche sul tema delle coperture.
“Sicuramente la legge di Bilancio conterrà quanto ha annunciato il ministro Salvini, ovvero la revisione della Legge Fornero, l’inizio di flat tax, la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia e poi ci sarà l’inizio del reddito di cittadinanza che è il tema caro ai 5 Stelle”, ha detto l’economista della Lega, aggiungendo:
“Dal lato degli incassi ci sarà il contributo che arriverà della pace fiscale. Come ipotesi di studio, se consideriamo che il monte cartelle è di 1.100 miliardi di euro e quelle da regolarizzare valgono circa 500 miliardi, basta una percentuale dell’1% per incassare 5 miliardi. Se poi si arrivasse al 2% sarebbero 10 miliardi di incassi per lo Stato. Si tratta di numeri che possono variare e sui quali è difficile fare oggi una stima precisa”.
“L’altra voce per quanto concerne le coperture si chiama deficit. Il percorso parte dallo 0,9% programmato e se si arrivasse ad un massimo del 2,9% per sfiorare il 3%, come aveva detto qualche giorno fa ironicamente Salvini, si tratta di 30 miliardi di euro, visto che ogni punto percentuale corrisponde a 15 miliardi. A tutto ciò vanno aggiunti gli incassi derivanti, come detto, dalla pace fiscale più quelli legati a un po’ di spending review e al riordino di qualche agevolazione anacronistica sugli sconti fiscali. Come si può notare, quindi, non stiamo facendo nulla di impossibile“.
Tornando infine alla flat tax, Borghi ha reso noto che, oltre alle Partite Iva, “l’intento è quello di cercare di fare qualcosa da subito anche a favore dei lavoratori dipendenti. Il provvedimento non riguarderà solo le Partite Iva ma anche gli altri lavoratori, seppur in maniera simbolica almeno per la prima fase”. Mentre sul bonus di Renzi “potrà sparire, nel caso, solo con la flat tax a regime e soprattutto con la certezza che nessuno ci perda. Non c’è alcun intento di far prendere a nessuno meno di quanto prende oggi”.