S&P 500 rompe siccità di record grazie a Powell, ora tocca al Dow Jones
L’ottimismo sull’economia professato da Jerome Powell al simposio di Jackson Hole ha dato all’S&P 500 la spinta giusta per agguantare nuovi livelli record. La chiusura di ieri a 2.874,69 punti, con un rilazo dello 0,62%, ha permesso all’indice guida statunitene di interrompere la siccità che durava da 145 sedute. Infatti era dal 26 gennaio che lo S&P500 non aggiornava in chiusura i propri livelli record. Ancora distante circa 3 punti percentuali dai livelli record invece il Dow Jones che ha chiuso in rialzo dello 0,52% a quota 25.790 punti.
Entrambi gli indici Usa erano caduti in una correzione l’8 febbraio (una correzione viene solitamente definita come un arretramento del mercato del 10% rispetto al picco più recente).
A completare la festa di Wall Street è stato ieri il nuovo record anche del Nasdaq Composite (+0,86% a 7.945 punti), che però aveva già aggiornato i suoi livelli record un mese fa.
La settimana appena conclusa ha visto Wall Street tagliare anche il simbolico traguardo del Bull Maket più lungo della storia, superando per durata quello della Grande Espansione (1990-2000). Dai minimi del 9 marzo 2009 lo S&P500 è salito di oltre il 323%.
Le parole di Powell
Jerome Powell ha confermato la strategia della Federal Reserve di graduale normalizzazione della politica monetaria, evidenziando la forza dell’economia e robusti risultati aziendali che hanno contribuito a sostenere la propensione agli investimenti in azioni.
Al suo debutto al simposio annuale di Jackson Hole, il presidente della Fed ha confermato così la view sui tassi emersa anche dall’ultimo meeting Fomc: “Se la forte crescita del reddito e dei posti di lavoro continua, è probabile che si proceda a ulteriori aumenti graduali dei tassi”. Dal suo insediamento alla Fed, a febbraio di quest’anno, Powell ha già apportato due rialzi dei tassi e il mercato si attende un’altra stretta sui tassi nel meeting di settembre.
“Con una solida fiducia delle famiglie e delle imprese, livelli salutari di creazione di posti di lavoro, l’aumento dei redditi e stimoli fiscali in arrivo, ci sono buone ragioni per aspettarsi che questa forte performance continui”, ha asserito Powell. “Come sempre – ha proseguito il numero uno della Fed – ci sono fattori di rischio esterni e in casa che, nel tempo, potrebbero richiedere una diversa risposta, ma ad oggi non ci sono segnali che portino a un cambio di politica (monetaria)”. A detta di Powell non sussistono segnali di surriscandamento dell’inflazione.