Manovra 2019: sforbiciata a sconti fiscali. Governo M5S-Lega pronto a rottamare bonus Renzi
Bonus Renzi di 80 euro sempre più in pericolo. Il Sole 24 Ore parla oggi del vertice sulla manovra che si è svolto ieri, dopo quello di venerdì scorso, a Palazzo Chigi. Vertice che ha affrontato anche la riforma delle pensioni, con l’ipotesi di quota 100, e da cui sarebbe confermato che il bonus Renzi, che vale 10 miliardi, è in bilico. D’altronde, se si vuole partorire davvero le riforme chiave del contratto di governo M5S-Lega, ovvero il reddito di cittadinanza, la flat tax, e la riforma delle pensioni con lo smantellamento della tanto criticata legge Fornero, bisogna trovare i soldi. Il Corriere e La Repubblica parlano del piano per azzerare il bonus aprendo le edizioni odierne. Ma pronta è la smentita di alcune fonti di Palazzo Chigi, che bollano le indiscrezioni riportate dai due quotidiani alla stregua di fake news.
Arriva anche la dichiarazione del ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Il governo non pensa di togliere gli 80 euro e non vuole aumentare l’Iva”. “Lavoriamo per attuare il programma. Spiace dover rincorrere alcune indiscrezioni dei giornali, palesemente false e che servono solo per riempire le pagine dei quotidiani in agosto”.
In generale, secondo quanto scrive nell’edizione cartacea odierna Il Sole 24 Ore, l’idea è quella di dare una sforbiciata ad alcuni sconti fiscali e alla spesa, al fine di finanziare la manovra 2019.
Il quotidiano scrive a tal proposito che “l’ultimo rapporto della commissione Mef sul tema ha elencato 466 spese fiscali, che riducono le entrate di 54,2 miliardi nel 2018 e di 54,9 nel 2019″
“Naturalmente tutti gli sconti fiscali sono nel mirino. Fuori dai radar delle ipotesi di riordino restano quelli sulle spese sanitarie e di sostegno a fasce deboli o disabili, mentre l’attenzione si concentra sugli sconti che premiano i consumi.
Assorbito dalle coperture dovrebbe essere nello specifico il bonus Renzi, “criticato in sede tecnica anche per le molte complicazioni operative che produce: con le oscillazioni dei redditi, anche per i rinnovi contrattuali, la platea degli aventi diritto ogni anno perde circa un milione di persone e ne acquista altrettante”. Il Sole 24 Ore parla dunque di un bonus in bilico, ma non ne sancisce la fine.
Dell’addio al bonus Renzi parla invece Il Corriere della Sera:
“Lega e Movimento 5 Stelle hanno deciso di «rottamare» il bonus Renzi degli 80 euro. Introdotto nel 2016 dall’allora presidente del Consiglio, che ne fece una battaglia quasi personale con Angelino Alfano e Pier Carlo Padoan, il «premio» da 80 euro lordi mensili per i lavoratori dipendenti sotto i 26 mila euro di reddito costa la bellezza di 9 miliardi euro l’anno e finisce nelle tasche di 11 milioni di contribuenti. Nel vertice di ieri sera a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte ed i ministri economici sembra sia stata pronunciata la sentenza definitiva. Sarà azzerato, ed utilizzato per finanziare il primo modulo della flat tax per le persone fisiche, che debutterà con la Legge di Bilancio del 2019, insieme all’estensione della tassa forfettaria del 15% per le imprese.
Ancora il Corriere scrive che “con la flat tax, l’avvio del reddito di cittadinanza e probabilmente un primo allentamento della legge Fornero sulle pensioni, la manovra del 2019 costerebbe sulla carta circa 25 miliardi di euro, di cui metà per sterilizzare gli aumenti dell’Iva. Sul fronte delle coperture, per ora, ci sono il bonus Renzi, un paio di miliardi di altre detrazioni per le imprese che potrebbero sparire, e il gettito della «pace fiscale»”.
Così Tria si era espresso sul bonus Renzi nell’intervista a Il Sole, sul tema coperture. Queste, aveva detto, arriveranno con un “riordino profondo delle tax expenditures, che finora non si è fatto perchè è realizzabile solo se accompagnato da una riduzione delle aliquote generali. In questo senso bisogna applicare una versione adattata all’ottimo paretiano, in cui nessuno perde e qualcuno guadagna in un’ottica pluriennale”. Rispondendo se in discussione entrasse anche il bonus Renzi da 80 euro, Tria aveva risposto: “Non c’è dubbio, anche per ragioni di riordino tecnico. Per com’è stato costruito, il bonus da 80 euro crea complicazioni infinite, a partire da molti contribuenti che l’anno dopo scoprono di aver perso o acquisito il diritto per cambi anche modesti di reddito”.