Notiziario Notizie Italia Istat: italiani poco istruiti rispetto alla media Ue. Boom di NEET

Istat: italiani poco istruiti rispetto alla media Ue. Boom di NEET

13 Luglio 2018 17:45

NeetItaliani più istruiti, specie le donne, ma molto meno rispetto ai colleghi europei e sempre di più tanti abbandonano gli studi presto. Questa la fotografia che realizza l’Istat nel suo rapporto 2017 intitolato “Livelli di istruzione della popolazione e ritorni occupazionali: i principali indicatori”.

I dati che emergono dal rapporto mostrano che lo scorso anno, il 60,9% della popolazione di 25-64 anni ha ottenuto almeno un titolo di studio secondario superiore, valore ben distante da quello medio europeo (77,5%). Le donne risultano più istruite degli uomini: il 63,0% ha almeno un titolo secondario superiore (contro 58,8% degli uomini) e il 21,5% ha conseguito un titolo di studio terziario (contro 15,8% degli uomini). A differenza degli altri paesi Ue, in Italia dice l’Istat , la quota di stranieri in possesso almeno del titolo secondario superiore si è molto ridotta e al tempo stesso non è aumentata la quota di chi ha un titolo terziario.

Allarmante l’abbandono scolastico precoce

Preoccupanti i dati che riguardano l’abbandono precoce degli studi: nel 2017, la quota di 18-24enni che hanno lasciato i libri si stima pari al 14,0% e per la prima volta dal 2008 il dato non ha registrato un miglioramento rispetto all’anno precedente. In Italia l’abbandono scolastico precoce è molto più rilevante tra gli stranieri rispetto agli italiani (33,1% contro 12,1%). Tuttavia dal 2008 ad oggi, proprio tra gli stranieri si è registrato il miglioramento più consistente. Tra chi ha abbondonato precocemente gli studi inoltre, nel 2017 meno di un giovane su tre lavora (31,5%), quota stabile negli ultimi tre anni dopo il drastico calo conseguente alla crisi (nel 2008 lavorava un giovane su due).

Laureati: Nord batte Sud

Per quanto riguarda i 30enni laureati, quota già bassa nel Nord e nel Centro (30,0% e 29,9%), nel Mezzogiorno si riduce al 21,6%, con un divario territoriale in aumento. Il divario di genere è a favore delle giovani donne – è laureata oltre una giovane su tre a fronte di un giovane su cinque – superiore a quello medio europeo e degli altri grandi paesi dell’Unione e in forte aumento. Anche in questo caso però il confronto con l’Europa è impietoso: nonostante un aumento dal 2008 al 2017 di 7,7 punti l’Italia è la penultima tra i paesi dell’Unione e non è riuscita a ridurre il divario con l’Europa.

Occupazione: maggiori sbocchi per i più istruiti

Dal rapporto dell’Istat poi emerge che in generale, i livelli più elevati di istruzione sono associati a migliori opportunità di lavoro, retribuzioni più elevate, migliori condizioni sanitarie e maggiore impegno sociale dell’individuo, con ricadute positive sulla crescita economica e sull’intera collettività. Inoltre come giusto che sia, il livello di istruzione influisce sulla partecipazione al mercato del lavoro, sia come livelli sia come qualità.
In generale, dice l’Istat, le prospettive occupazionali migliorano per gli individui che hanno raggiunto almeno un titolo secondario superiore e sono massime per coloro che raggiungono un titolo terziario. Sono le donne che traggono maggiormente vantaggi occupazionali da un elevato livello di istruzione. Quelle che raggiungono il titolo terziario difatti hanno un tasso di occupazione di oltre 40 punti superiore rispetto alle coetanee con basso livello di istruzione (vantaggio più che doppio rispetto a quello degli uomini), e la differenza tra alta e media istruzione è di 16,2 punti (scarto maggiore di oltre tre volte quello maschile).

I massimi vantaggi occupazionali dell’istruzione (e in particolare per le donne) si osservano laddove vi sono le maggiori criticità occupazionali ossia nel Mezzogiorno. Da qui l’avvertimento dell’Istat: “accrescere l’istruzione e quindi le opportunità che offre, rappresenta pertanto un modo per ridurre i divari e le disuguaglianze”.

Italia maglia nera per i Neet

Il rapporto poi sottolinea anche che nel 2017, in Italia si stima che i giovani di 15-29 anni non occupati e non in formazione – i cosiddetti NEET – siano 2 milioni e 189 mila (24,1%). La quota di NEET in Italia ha registrato in particolare un continuo aumento dall’inizio della crisi economica, raggiungendo il massimo nel 2014 e ha poi iniziato a scendere a partire dal 2015 in concomitanza con la ripresa economica registrata anche in Italia ma tuttavia il valore resta ancora circa cinque punti superiore rispetto a quello del 2008 (19,3%).