Italiani: la voglia di risparmiare torna a salire. Motivo? Fronteggiare gli imprevisti
Tra gli italiani aumenta la voglia di risparmiare. Non che fosse svanita negli anni passati, ma complice il consolidamento della ripresa che porta una maggiore fiducia e un miglioramento delle condizioni reddituali è tornata a salire. Tradotto in numeri: sale la percentuale di famiglie risparmiatrici che si porta oltre il 47% (47,3% per l’esattezza, massimo storico dal 2012) rispetto al 43,4% del 2017. Un contesto in miglioramento che vede la propensione al risparmio (calcolata chiedendo agli intervistati quale percentuale del reddito abbiano risparmiato) risalire lievemente al 12% del reddito, il valore più alto dal 2001. Queste alcune delle tendenze che emergono dall’ultima Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2018: “Il risparmio e le assicurazioni: investimento e protezione del futuro”, presentata ieri dal Centro Einaudi e da Intesa Sanpaolo.
Per quali ragioni si risparmia? Soprattutto per far fronte agli imprevisti, garantire un futuro ai propri figli e una buona vecchiaia. L’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2018 ha messo in evidenza che la principale ragione di risparmio è quella genericamente precauzionale, che interessa il 43% circa dei risparmiatori “intenzionali”: appare particolarmente diffusa tra le donne, i più giovani e i più anziani. Seguono il futuro dei figli (21,1%), la vecchiaia (19,7%) e la casa (14%). La situazione pre-crisi vedeva la casa in seconda posizione (26%), dopo l’incertezza (42%) e prima della vecchiaia (21%).
C’è poi la questione “rischio”, quando si investe. E in questo caso gli italiani hanno le idee chiare e un approccio cauto. Per nove risparmiatori su dieci, l’avversione al rischio è assoluta e la sicurezza degli investimenti viene prima di tutto. Quando il risparmiatore si trasforma in investitore, mette al primo posto l’obiettivo di non perdere neppure un centesimo di quanto ha risparmiato. La sicurezza rimane, di gran lunga, il principale obiettivo, ed è citata al primo posto come obiettivo da circa 3 intervistati su cinque; seguono il rendimento di breve periodo (13,6 per cento), la liquidità (11,7%) e, per ultimo, il rendimento nel lungo periodo (6,7 per cento).
Migliorano le condizioni reddituali
Migliora, passando dal 61% del 2017 al 64% circa, chi dichiara di avere un reddito sufficiente o più che sufficiente per il suo tenore di vita. I dati 2018 sono più rassicuranti, con i segni della ripresa che sono più diffusi. Dalla ricerca emerge, in particolare, che ben il 92% degli intervistati dichiara di provvedere autonomamente, senza ricorrere ad aiuti di terzi, al bilancio della famiglia; si dimezza dal 40 al 20% la quota di capifamiglia, non indipendenti finanziariamente, che afferma che il suo stato è causato dalla crisi. Il saldo tra giudizi di sufficienza e insufficienza del reddito si porta a +55,6%, in progresso di circa 5 punti rispetto al 2017 (+51) e risulta quasi doppio rispetto al minimo toccato nel momento peggiore della crisi (+30).