Tria: sì tagli tasse e reddito cittadinanza. Minaccia downgrade rating? ‘Non giustificabile’
I tagli alle tasse e il reddito di cittadinanza “devono andare a braccetto, in quanto sono necessari entrambi per cambiare il sistema e sostenere la crescita economica“. Parola del ministro dell’economia Giovanni Tria, intervistato da Bloomberg. Si tratta della prima intervista che il ministro concede alla stampa estera in esclusiva, da quando ha prestato giuramento lo scorso 1° giugno.
Tria ha tenuto a precisare che nella prima legge di bilancio dell’esecutivo M55-Lega, saranno inserite sia misure per tagliare le tasse che la proposta chiave del Movimento 5 Stelle, ovvero il reddito di cittadinanza, al fine di dimostrare ai mercati finanziari che la coalizione non ha alcuna intenzione di fare dietrofront rispetto all’agenda delineata nel contratto di governo:
“Una crescita economica più alta deve provenire dall’applicazione graduale del programma di governo. Un tale percorso ci richiede di agire sia sulla composizione delle entrate fiscali che sulle spese, e la nostra discontinuità rispetto ai governi precedenti non riguarderà il livello di deficit, ma piuttosto un mix di politiche“.
Il ministro è stato ben chiaro sul capitolo conti pubblici:
“Il nostro scopo non è peggiorare la situazione strutturale di budget, ma possibilmente di migliorarla, fattore che implica chiaramente una soglia per il deficit pubblico“.
Allo stesso tempo, ha spiegato Tria, il probabile rallentamento della crescita economica in Italia e nel resto dell’Europa potrebbe portare il governo a ridurre la velocità di riduzione del deficit, fattore che tuttavia si tradurrebbe in un “un ulteriore finanziamento delle spese in conto capitale, e non in una spesa corrente più alta”. L’obiettivo del calo del debito in rapporto al Pil continuerebbe inoltre a essere perseguito.
Nel reiterare che il governo M5S-Lega non varerà alcuna manovra bis nel corso di quest’anno, Tria ha affermato anche che l’Italia riuscirà a suo avviso a terminare il 2018 con livelli di deficit e di debito che rientreranno nelle stime del Def stilate dal precedente governo Gentiloni, che prevedono un deficit pari all’1,6% del Pil e un debito-Pil al 130,8%.
Diverso invece il deficit previsto per il 2019. Questo, infatti, “potrebbe essere più alto” rispetto al target dello 0,9% stabilito dal precedente governo nel Def.
Ma alla domanda sulla minaccia di un downgrade sul rating del debito sovrano italiano, a causa delle misure di politica fiscale espansiva che il governo M5S-Lega intende varare, Tria non si scompone, sottolineando che, in base ai dati a sua disposizione e alle simulazioni disponibili anche a livello internazionale, una tale minaccia “non sarebbe giustificabile”.
A tal proposito, l’economista ribadisce anzi ancora che è possibile che sia arrivato il momento di siglare a livello europeo un accordo con cui vengano esclusi dal calcolo del deficit alcuni investimenti, permettendo così ai paesi membri di disporre di un ulteriore spazio per interventi di politica fiscale.
Il ministro ha affrontato anche la questione dell’euro, smorzando di nuovo i timori sul futuro dell’Italia nell’Eurozona, alimentati dalla presenza del governo M5S-Lega:
“Nessuno vuole lasciare l’euro ma, se non lo aggiusteremo, la situazione rischia di peggiorare”.
L’avvertimento, dunque, non è mancato. Anche perchè secondo Tria esistono “disfunzioni all’interno dell’Unione monetaria” che devono essere affrontate.