Guerra commerciale: Fitch raddoppia posta FT. A rischio $2 trilioni, con shock 40% prezzi importazioni Usa
Guerra commerciale in corso: esperti ed economisti cercando di misurarla in termini di dollari. C’è Shawn Donnan, corrispondente dell’FT a Washington, che scrive che la guerra commerciale globale potrebbe essere valutata fino a 1 trilione di dollari; e c’è l’agenzia di rating Fitch che raddoppia invece la posta, sottolineando che l’eventuale imposizione di nuovi dazi oltre a quelli già annunciati potrebbe mettere a rischio ben $2 trilioni di commercio globale.
Nelle ultime ore, sempre l’FT ha riportato alcune indiscrezioni, secondo cui l’Unione europea starebbe considerando l’opzione di avviare trattative con i principali colossi mondiali dell’auto, al fine di siglare un accordo sui dazi. Obiettivo: “prevenire una guerra commerciale totale con gli Stati Uniti” di Donald Trump.
Su Fitch, in un’analisi resa nota nelle ultime ore Brian Coulton, responsabile economista dell’agenzia di rating, ha scritto che “l’indagine che gli Usa hanno lanciato sulla possibilità di imporre tariffe sulle auto, l’imposizione di possibili nuovi dazi americani sulle importazioni di prodotti cinesi, e le reazioni probabili da parte di altri paesi e blocchi, sono tutti fattori che vanno nella direzione di una escalation potenzialmente grave”.
Certo, Coulton fa notare che finora i vari annunci e dazi imposti che hanno interessato gli Stati Uniti, la Cina e l’Ue non hanno modificato il suo outlook sul trend dell’economia globale. Detto questo, il lancio di nuove misure potrebbe rendere più tesi rapporti che sono stati messi già a dura prova. Nella tabella, Fitch prende in considerazione il valore dei flussi commerciali a rischio sanzioni, i possibili dazi in termini percentuali, e l’ipotesi di nuove misure punitive.
“Se le tensioni cresceranno ancora, e se gli Stati Uniti si irrigidiranno nella loro posizione, decidendo di ritirarsi del tutto dal Nafta – eventualità che non rappresenta il nostro scenario di base – l’impatto potrebbe essere più grande. L’imposizione di dazi elevati sulle importazioni americane di auto rappresenterebbe (inoltre) una minaccia esistenziale al Nafta”.
I danni non finirebbero qui visto che le misure improntate al protezionismo potrebbero, secondo Coulton scatenare anche uno “shock” del 35%-40% sui prezzi alle importazioni Usa, con un impatto negativo sulla crescita del Pil americano di 0,5 punti percentuali.
Dal canto suo l’FT ha motivato l’assunto secondo cui la guerra commerciale potrebbe ammontare a un valore di ben $1 trilione, calcolando le quote di commercio colpite dai dazi o dalle reciproche minacce.
Tre le ragioni che giustificherebbero la cifra.
Il primo motivo è che lo scontro Trump-Cina potrebbe comportare dazi ben superiori ai $34 miliardi che stanno per essere imposti ufficialmente dall’amministrazione Usa contro prodotti cinesi. Viene ricordato come Trump abbia annunciato ulteriori tariffe punitive del valore di $200 miliardi, minacciandone poi anche altre per $200 miliardi.
“Per avere una idea delle minacce di dazi del valore di $450 miliardi basti pensare, scrive l’FT, che lo scorso anno l’America ha importato beni cinesi per un valore di $505,5 miliardi, a fronte di esportazioni verso la Cina che hanno testato il record di $129,9 miliardi“.
“Non è di conseguenza allarmistico dire che potrebbe trascorrere solo qualche prima che un commercio totale valutato $635,4 miliardi venga colpito da nuovi dazi e che la Cina faccia ricorso ad altre forme sproporzionate di ritorsione per rispondere”, scrive ancora l’FT.
Secondo motivo: A questa cifra già monstre, devono essere aggiunti anche i dazi doganali che Trump ha minacciato di imporre sulle auto importate dagli Usa. Dai dati ufficiali emerge, continua il quotidiano britannico, che gli Stati Uniti hanno importato auto e altri veicoli leggeri per un valore di $191,7 miliardi nel 2017, e componenti auto per ulteriori $143,1 miliardi, per un totale di $334,8 miliardi.
Non è detto – scrive l’FT – che la ritorsione alle potenziali tariffe Usa sulle auto (che potrebbero essere pari al 20%) sarà altrettanto estrema ma, nel peggiore degli scenari, “a essere interessata dai dazi sarebbe una fetta del commercio globale che vale più di $650 miliardi, con conseguenze globali per le aziende” coinvolte.
Terzo motivo: “Non dimenticate il Nafta”.
Spesso si perde di vista il fatto, secondo l’FT, che “gli Stati Uniti commerciano più con il Canada e il Messico (per un valore di $1,1 trilioni) che con la Cina, il Giappone, la Germania e il Regno Unito combinati”.
In attesa del rinnovo dell’accordo Nafta, Canada e Messico hanno opposto resistenza alle richieste di Trump, che premono tra le altre cose sull’introduzione di una clausola che farebbe scadere il patto ogni cinque anni. Nel frattempo, gli Usa hanno deciso di colpire i due paesi con dazi sull’acciaio e l’alluminio e anche con minacce al settore automobilistico.
Ora, “nel 2017, le importazioni americane di auto e componenti auto dai suoi partner della Nafta – gran parte della somma deriva dalle stesse fabbriche Usa – si sono attestate a un valore superiore a $158,3 miliardi, mentre le esportazioni Usa verso gli stessi sono ammontate a $87,8 miliardi”.
Basta fare qualche calcolo, per capire che a rischio dazi è un commercio globale che vale ben $1 trilione.