Wall Street contrastata: Nasdaq ritraccia ma S&P incassa nuovo record, JP Morgan crede in nuovi buy. Focus su Apple dopo traguardo $3 trillion
Wall Street contrastata, con l’indice S&P 500 che testa un nuovo record e il Nasdaq Composite che, dopo i forti buy della vigilia, ritraccia. L’indice Dow Jones sale dello 0,80% a 36.884 punti; lo S&P 500 avanza dello 0,31% a 4.811,92, mentre il Nasdaq perde lo 0,47% a 15,759 punti.
Avanzano oggi soprattutto i titoli delle società che gestiscono viaggi in crociera, come Carnival Corp e Norwegian Cruise, e i titoli delle compagnie aeree, come American e United Airlines. “Crediamo che ci sia un ulteriore margine al rialzo per l’azionario, nonostante la forte corsa a cui abbiamo assistito fino a oggi – hanno scritto gli strategist sull’azionario di JP Morgan guidati da Mislav Matejka – La nuova variante si sta dimostrando più debole delle altre”.
Non ha dunque un effetto particolarmente deprimente la notizia dei nuovi contagi di Covid negli States che, su base giornaliera, sono arrivati a superare quota 1 milione. “Continuiamo a intravedere utili in rialzo, e crediamo che le proiezioni del consensus per il 2022 si dimostreranno di nuovo troppo basse”, hanno continuato gli analisti di JP Morgan.
Nel frattempo è arrivato l’annuncio della CDC – Centers for Disease Control and Prevention, agenzia federale Usa facente parte del dipartimento della Salute – che ha ridotto il periodo di attesa per il booster del vaccino Pfizer di un mese, a cinque mesi. Chi è stato vaccinato con Moderna deve aspettare invece ancora sei mesi prima di fare la terza dose, mentre a chi è stato inoculato il vaccino Johnson & Johnson (ricevendo dunque solo una dose) il periodo di attesa è di almeno due mesi.
L’ottimismo di JP Morgan su Wall Street non è condiviso da Byron R. Wien e Joe Zidle, rispettivamente vice presidente e responsabile strategist degli investimenti della divisione di Private Wealth Solutions Group di Blackstone. Nella lista delle 10 sorprese top per i mercati del 2022, Wien e Zidle hanno parlato anche della borsa Usa, scrivendo che, a loro avviso, “l’indice S&P 500 non salirà nel 2022, in quanto la solidità degli utili della corporate America si scontrerà con il rialzo dei tassi di interesse (da parte della Fed)”. Ancora: “I titoli value faranno meglio di quelli growth” e “la volatilità continuerà a essere elevata, in vista di una correzione che si sta per avvicinare e che sarà pari, ma non superiore, a -20%”.
Dopo il rally della vigilia di oltre +13%, dovuto ai dati sulle consegue di auto migliori delle attese, relativi al quarto trimestre e all’intero anno 2021, il titolo Tesla fa dietrofront.
Protagonista delle ultime ore è soprattutto Apple, che si è confermata nella prima seduta dell’anno nuovo la prima società al mondo a raggiungere – e superare – i $3 trilioni di capitalizzazione di mercato, grazie a due carte vincenti: il boom delle operazioni di buyback e il successo intramontabile dei suoi iPhone.
Il titolo è salito ieri fino a $182,86, superando la capitalizzazione di $3 trilioni. Alla fine della seduta, le quotazioni hanno rallentato il passo con un rialzo pari a +2,5% a $182,01: valore che ha comunque permesso al colosso guidato da Tim Cook di oscillare attorno all’ambita soglia appena agguantata. Il titolo è al momento piatto.
“L’ottimismo sulla crescita economica globale e sul momentum degli utili, che si è ravvivato alla metà di dicembre, ha continuato a crescere nel primo giorno di contrattazioni dell’anno – ha commentato Jim Paulsen, responsabile strategist degli investimenti presso Leuthold Group, stando a quanto riportato dalla Cnbc, commentando la performance della borsa Usa della giornata di ieri – Quei titoli più legati alla crescita dell’economia hanno fatto meglio (nella sessione di ieri), accompagnati anche dai settori della tecnologia e delle comunicazioni”.
Fiducioso nel proseguimento positivo del trend dell’azionario Usa Ryan Detrick di LPL Financial che, sempre alla CNBC, ha commentato che “il ben noto rally di Santa Claus termina martedì (oggi). La buona notizia è che sembra che in questi sette giorni bullish (della prima settimana di contrattazioni dell’anno) le azioni continueranno a salire. Ed è quando l’azionario va giù in questi primi giorni che dobbiamo preoccuparci: dunque, in questa situazione, c’è una preoccupazione in meno”.
In sintesi, così come dice il detto il buongiorno si vede dal mattino, il buon anno per Wall Street si vedrebbe dalla prima settimana di contrattazioni.
E’ la storia stessa a confermare che i primi giorni di gennaio sono all’insegna dei buy: in 11 dei 13 anni precedenti, lo S&P 500 ha segnato di fatto un trend positivo nella prima settimana di contrattazioni dell’anno nuovo, incassando in media un guadagno dell’1,6%.
Il 2021 è stato un anno positivo per la borsa Usa, in particolare per l’indice S&P 500, balzato su base annua del 26,89%, in rialzo per il terzo anno consecutivo. Terzo anno consecutivo di guadagni anche per il Dow Jones e il Nasdaq, che hanno guadagnato rispettivamente il 18,73% e il 21,39%. Lo S&P 500 ha inanellato valori di chiusura record per ben 70 volte, il secondo valore più alto dopo le 77 chiusure a livelli record del 1995.
Le migliori performance sono state riportate dai titoli delle società attive nel mercato immobiliare ed energetico, con i sottoindici relativi volati di oltre il 40%. I finanziari e i titoli hi-tech hanno incassato guadagni superiori a oltre il 30%.
Gli investitori attendono con trepidazione la pubblicazione del report occupazionale Usa, che avverrà venerdì 7 gennaio, alle 14.30 ora italiana: il consenso di Bloomberg si attende un rialzo dei nuovi occupati (di 400.000 unità) ed un calo del tasso di disoccupazione per il mese di dicembre. Le prime indicazioni sul mercato del lavoro Usa arriveranno già domani con la pubblicazione del sondaggio ADP: sempre domani, mercoledì 5 gennaio, saranno diffusi i verbali della riunione di dicembre della Fed.
Attenzione anche al mercato dei titoli di stato Usa, dove il rialzo dei tassi ha sostenuto ieri i titoli bancari. Le prospettive di una Fed più hawkish pronta ad alzare i tassi sui fed funds fino a tre volte nel 2022, ha portato ieri i tassi dei bond Usa a due anni a balzare allo 0,796%, ai valori più alti dal marzo del 2020, ovvero da quando in tutto il mondo è risuonato l’allarme della pandemia Covid-19. Notevole il balzo, se si considera che il minimo del 2021 era stato toccato attorno allo 0,105%.
I tassi continuano a salire, con quelli decennali che avanzano all’1,663% e i trentennali che oscillano sopra la soglia del 2%.