News Finanza Notizie Mondo Economie e prospettive: tre questioni da considerare per i prossimi mesi (analisti)

Economie e prospettive: tre questioni da considerare per i prossimi mesi (analisti)

8 Giugno 2018 11:33

Dopo una forte crescita nell’ultimo trimestre del 2017, l’attività è stata relativamente debole nei primi tre mesi del 2018. In che direzione andrà l’economia globale nei prossimi trimestri? Questo l’interrogativo che si pone Patrice Gautry, chief economist di Union Bancaire Privée (UBP), secondo il quale ci sono tre questioni da considerare per affrontare i prossimi mesi. Innanzi tutto, l’economia statunitense è in una condizione relativamente migliore rispetto a quella di altri paesi sviluppati; l’area dell’euro sta affrontando una crescita più contenuta del previsto e le preoccupazioni politiche stanno tornando a manifestarsi; e infine nei paesi emergenti, la crescita è tendenzialmente in aumento, ma la politica statunitense è ancora fonte di incertezza.

Secondo le stime di Ubp, negli Stati Uniti la crescita dovrebbe attestarsi intorno al 2,5% nel secondo trimestre, in quanto la riforma fiscale dovrebbe avere effetti positivi, in particolare per le imprese; i fondamentali per le famiglie sono sani e i consumi dovrebbero tornare al 2,5% nei prossimi trimestri. Discorso diverso per la zona, qui la crescita dovrebbe continuare a rallentare rispetto al 2,7% a/a del quarto trimestre 2017; gli indicatori indicano una tendenza al 2%. “Non ci aspettiamo una forte ripresa dell’attività nel trimestre in corso, contrariamente al consenso”, spiegano da Ubp, ricordando che i recenti sviluppi politici in Italia e in Spagna hanno alimentato preoccupazioni per i paesi periferici e le prospettive di una maggiore integrazione nell’UE stanno scomparendo.

“Prevediamo che la crescita rimarrà solida nel secondo trimestre, con una leggera ripresa dopo i primi tre mesi deboli – afferma l’esperta -. Le preoccupazioni politiche e geopolitiche e i prezzi del petrolio potrebbero alimentare i rischi di un rallentamento della crescita e costringere le banche centrali ad adeguare il ritmo della loro stretta e delle loro strategie di uscita dai loro programmi di stimolo agli sviluppi a breve termine delle economie e dei mercati”.