Brexit: May chiede più tempo per un’uscita soft, ci sarà un periodo di transizione fino al 2023
Il primo ministro inglese, Theresa May, vorrebbe chiedere più tempo per un’uscita soft dall’Unione europea. Secondo alcune indiscrezioni raccolte dal giornale britannico The Times, nei prossimi colloqui May potrebbe chiedere a Bruxelles un secondo periodo di transizione post-Brexit che arriverebbe fino al 2023. La ragione? Evitare il ritorno di una frontiera fisica “dura” tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord, che rappresenta la maggiore preoccupazione per il governo inglese.
La Gran Bretagna lascerà il blocco europeo il prossimo 29 marzo del 2019, ma Londra e Bruxelles hanno già previsto un periodo di transizione che durerà fino alla fine di dicembre 2020, durante il quale il Regno Unito resterà allineato all’Unione europea per quanto riguarda le questioni doganali. La richiesta di un nuovo periodo di transizione, se confermata, andrebbe a coprire quindi gli anni dal 2021 al 2023, facendo slittare il divorzio effettivo a ben sette anni dopo il referendum del giugno 2016 con il quale gli inglesi hanno deciso di lasciare l’Unione europea con il 52% dei voti favorevoli.
Made in Italy: quanto costerà alle imprese italiane?
Il Regno Unito rappresenta il quinto mercato di sbocco dei prodotti venduti dalle imprese italiane all’estero. Secondo i dati relativi a marzo raccolti da Confartigianato, l’export del Made in Italy in terra inglese vale più di 23 miliardi di euro e cresce dell’1,8%. Penalizzate anche le piccole imprese italiane, le cui esportazioni verso il Regno Unito valgono 7,9 miliardi, rappresentando un terzo dell’export manifatturiero ed evidenziando un trend positivo (aumento del 3,2% rispetto a 12 mesi prima). Tra queste, il settore con maggiore esposizione al Regno Unito è rappresentato dall’alimentare con oltre 2 miliardi di euro, a cui segue l’abbigliamento con 1,6 miliardi.