Italia: aumenta il divario con l’Europa. Tra recessione, crisi spread e governi incapaci, ecco cosa è successo
Prosegue inesorabile il declino economico dell’Italia nei confronti dell’Europa. Secondo quanto emerge da una elaborazione originale del Centro Studi Promotor su dati Eurostat, il Pil pro capite italiano (al netto dell’inflazione) nel 2017 è stato di 26.300 euro contro i 27.600 euro dell’Unione europea, vale a dire più basso del 4,71%. Nel 2016 lo scarto dalla media europea era del 4,07%. Una situazione non certo nuova. L’Italia ha perso competitività rispetto agli altri paesi europei in maniera progressiva ogni anno a partire dall’inizio del secolo. Nel 2001 l’Italia vantava infatti un confronto positivo rispetto all’Europa di oltre 18 punti percentuali. In poco più di 17 anni quindi c’è stato un crollo di oltre il 23%. Come è stato possibile perdere così tanto terreno?
La negativa situazione dell’Italia è legata a tassi di crescita più bassi rispetto a quelli della Ue. In particolare, rispetto all’anno precedente, nel 2017 il nostro Pil pro capite è cresciuto dell’1,5% mentre quello dell’intera Ue è cresciuto del 2,2%. E’ del tutto evidente che avere tassi di sviluppo più bassi di quelli medi europei è un chiaro segnale di declino economico, iniziato a inizio secolo. Se si guarda indietro nel tempo, infatti, il Pil pro capite del nostro paese è passato da un livello superiore del 18,8% a quello medio Ue nel 2001, a un livello inferiore del 4,7% nel 2017. In punti percentuali il declino è stato di ben 23,51 punti.
Se si osserva il grafico con maggiore attenzione, è chiaro come a innescare la discesa sia stata innanzitutto la crisi dei subprime che dagli Stati Uniti ha travolto l’economia mondiale. Nel 2007 e 2008 l’Italia ha perso nei confronti dell’Europa oltre 2 punti percentuali ogni anno, passando da un +11% a un +6% nel 2009. Ma la caduta del Pil pro capite italiano più disastrosa si è verificata nel 2011, quando insieme alla recessione economica si è aggiunta la crisi dello spread con la conseguente caduta del governo Berlusconi: in solo anno la differenza (ancora positiva) tra Italia e Unione europea si è assottigliata di 3 punti percentuali, passando da un +4,3% a un misero +1,2%. Da lì il passaggio al segno negativo è stato un attimo. Dal 2012, con il governo Monti che ha impresso pesanti misure di austerità sotto dettatura dell’Europa, il Pil pro capite italiano ha iniziato a essere inferiore a quello della media europea, scendendo a un desolato -2,7% nel 2014. Da quell’anno la discesa dell’Italia si è per fortuna ridimensionata.
Il passo diverso delle economie, Pil pro capite italiano peggio anche della Grecia
Sempre guardando al periodo 2001-2017, le nazioni che hanno ottenuto i tassi di crescita più elevati sono state quelle dell’Est europeo che hanno beneficiato dell’accesso all’economia di mercato con la caduta del muro di Berlino e poi anche dell’entrata nell’Unione Europea e dei contributi che la stessa Unione ha dato al loro sviluppo. Anche tutte le economie sviluppate comparabili con quella italiana hanno però ottenuto nel periodo crescite rilevanti. In Germania il Pil pro capite tra il 2001 e il 2017 è aumentato del 20,07%. Nel Regno Unito la crescita è stata del 17,15%, in Spagna del 10,86%, in Francia del 9,15%, mentre l’Italia ha subito un calo del 5,4%. E ha fatto meglio del nostro paese anche la Grecia, che insieme all’Italia è stato l’unico altro stato della Ue che ha accusato un calo tra il 2001 e il 2017: la contrazione della Grecia è infatti del 4,4% contro il nostro calo del 5,4%.