Rischio protezionismo: dietrofront Usa su caso ZTE. Trump: troppi posti di lavoro persi in Cina
Donald Trump ci ripensa e decide di salvare ZTE, tra le compagnie di tlc più importanti della Cina. Con un tweet, il presidente americano informa che lavorerà insieme al presidente cinese XI per aiutare ZTE a “tornare presto alle sue attività”. Motivo della sua decisione: in Cina sono andati persi troppi posti di lavoro. Un dietrofront, quello di Trump, che rappresenta sicuramente un segnale di apertura, dopo che per mesi e mesi la sua amministrazione ha accusato la Cina di rubare posti di lavoro agli Usa.
Il caso ZTE, che precisamente produce componenti per il settore telecom, è nato nel mese di aprile, quando il governo Trump ha deciso di vietare alle aziende americane di fare affari con ZTE, dopo che il dipartimento del Commercio Usa aveva accusato il gruppo di avere rilasciato false dichiarazioni al Bureau dell’Industria e della Sicurezza, nel corso di alcune trattative che risalivano al 2016.
La notizia delle ultime ore vede sotto i riflettori un presidente Usa più conciliante, e smorza i timori sull’escalation di una guerra commerciale tra gli Usa e la Cina, che tanto avevano innervosito i mercati negli ultimi mesi.
La concessione arriva in vista delle trattative sul commercio che prenderanno il via alla fine di questa settimana, e che hanno come obiettivo principale quello di risolvere le dispute tra le due principali economie del mondo.
“Apprezziamo in modo enorme l’approccio positivo che gli Stati Uniti hanno avuto nei confronti della questione ZTE e siamo in stretto contatto con loro riguardo ai dettagli del caso”, ha commentato Lu Kang, portavoce del ministero degli Esteri in Cina.
Se Trump ha cambiato idea su ZTE, non altrettanto ha fatto il Regno Unito. Londra per ora rimane nella sua posizione, dopo che lo scorso mese aveva lanciato un alert alle aziende britanniche, invitandole a non utilizzare le componenti di ZTE o i suoi servizi, a causa dell'” effetto negativo di lungo termine sulla sicurezza del Regno Unito“, come spiegato dal numero uno della sicurezza cibernetica del paese.
Riguardo alle tensioni con Washington, tutto era nato con le trattative che ZTE aveva avviato con il governo americano nel 2016 per risolvere una causa in cui era stata accusata di aver violato le sanzioni Usa contro l’Iran.
Per risolvere la causa, ZTE aveva pagato quasi $900 milioni in multe e sanzioni, promettendo di licenziare quattro suoi dipendenti senior e di punirne altri 35, o attraverso la riduzione dei bonus o con altre misure.
Mesi fa si era appreso, invece, che la società aveva licenziato i dipendenti senior, ma non aveva avviato alcuna misura disciplinare contro i 35 dipendenti più junior. Di qui la decisione Usa di vietare alle aziende americane di fare affari con ZTE in quella che era stata vista come una scusa per attaccare frontalmente Pechino.