M5S-Lega, premier tecnico? Salvini sceglie Giulio Sapelli, disse: Ue fallita, follia regola 3% e Fiscal Compact
“Per rispetto delle prerogative del capo dello Stato, Matteo Salvini e Luigi Di Maio presenteranno il nominativo unico e secco”. Così Nicola Molteni, presidente leghista della commissione speciale della Camera, riferendosi all’incognita sul nome del premier di un eventuale governo M5S-Lega.
Le ultime indiscrezioni fanno il nome di due papabili premier: che non sono però politici, ma tecnici. In particolare, alla Lega non dispiacerebbe affatto l’economista Giulio Sapelli. Che, chiamato in causa, per ora preferisce rinchiudersi in un no comment, stando a quanto riporta il Corriere della Sera:
“Ho fatto della riservatezza la mia cifra di vita. E quindi non commento. Però il programma M5S-Lega è un buon programma e come cittadino lo condivido”.
Ancora: “Il premier sarà quello che avrà la fiducia dei due partiti che hanno vinto le elezioni; l’ultima parola, naturalmente, sarà quella significativa e autorevole del presidente della Repubblica“.
La scelta del M5S sarebbe invece su Giuseppe Conte, ordinario di diritto privato all’Università di Firenze, vicepresidente del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa.
Sia Sapelli che Conte avrebbero incontrato Di Maio e Salvini nelle ultime ore. Sapelli non dispiacerebbe neanche al M5S, tutt’altro.
GIULIO SAPELLI, ECONOMISTA DOCENTE ALLA STATALE DI MILANO
“L’Unione europea è fallita, salviamoci dalla dittatura degli gnomi“. Così l’economista e storico italiano Giulio Sapelli intitolava un articolo pubblicato sul Sussidario.net all’inizio del 2016. Facendo il punto della situazione sulle condizioni un cui versava l’Europa, Sapelli parlava di un continente che stava scivolando “lentamente verso una dissoluzione“, che sarebbe stata “lunghissima e molto dolorosa, ma tuttavia inevitabile“.
L’economista attaccava il potere dei tecnocrati, responsabili di voler trasformare l’Unione europea “in una sorta di Urss, dove tutto passa senza che nessuna signora Gina abbia contezza di ciò che si decide. Ma le signore Gine hanno figli e mariti malati e dolore e speranze – avvertiva – e se la paura le sfiora eccole con le cacerolas come a Buenos Aires, come ad Arezzo e nelle Marche a piangere sui loro risparmi affidati agli algoritmi e agli gnomi cattivi come nelle oscure favole nordiche“.
Ancora prima, all’epoca del governo Monti, intervistato da Wall Street Italia, Sapelli parlava così della sua profonda delusione:
“La manovra è sostanzialmente recessiva, aumenta le tasse e non taglia in modo strutturale le spese. Sul fronte delle pensioni, l’aumento dell’età pensionabile è stato troppo drastico. Inoltre il sistema contributivo va a penalizzare di per sé i più poveri. Deludente anche e soprattutto l’assenza di un intervento deciso sulla vendita dei patrimoni dello stato. E anche sul fronte delle aziende, le agevolazioni fiscali, pur approvate, sono deboli”.
In un’altra intervista, si esprimeva così:
“Una svalutazione dell’euro che portasse la moneta unica a testare la parità nei confronti del dollaro sarebbe un risultato “molto auspicabile”, che mi vede totalmente a favore, in un contesto in cui il “Quarto Reich della Germania” (in senso benevolo, lo preciso) sta portando al collasso non solo l’economia ma la stessa politica europea (vedi le tendenze di estrema destra e anti-europeiste in atto in Olanda). Uno scenario del genere (forse non una parità, ma sicuramente una svalutazione della moneta) sarebbe anche possibile nel caso in cui le sinistre vincessero le prossime elezioni (per esempio Hollande in Francia), in quanto a quel punto la Germania rimarrebbe isolata e i nuovi governi, che hanno capito che la politica di austerity non funziona, si muoverebbero il prima possibile per cambiare lo statuto della Bce: permettendole dunque di fare di più per sostenere l’economia europea. Si potrebbe così porre riparo a quella follia che ha portato alla creazione di una moneta unica prima di creare una unità politica europea, follia partorita dall’illusione monetarista dei neoclassici“.
Intanto il Messaggero fa notare oggi che il nome proposto dalla Lega, Sapelli, ha piu possibilità (rispetto a quello di Giuseppe Conte), “perché piace molto anche al Movimento che lo intervistò sul blog nel 2016 quando erano ancora convinti di poter uscire dall’euro. Sapelli insegna a Milano Storia Economica ed Economia politica. Editorialista del Messaggero, ha un passato speso tra Olivetti, Eni, Finmeccanica, Telecom e Barilla. Sapelli era presentato dal M5S Europa come un intellettuale molto critico verso Giorgio Napolitano ma soprattutto verso l’Europa a matrice tedesca. Nell’intervista diceva: “I regolamenti come il 3% o il Fiscal Compact, sono una follia. Sono frutti dell’ordoliberismo anche se la gente non sa più cos’è. Queste idee erano di una minoranza, il contrario del liberalismo è mettere in una costituzione quale deve essere la forma della politica economica e negare la democrazia”.