Finanza Notizie Mondo Azionario, Trimestrali USA sorprendono al rialzo. Ma il mercato resta tiepido

Azionario, Trimestrali USA sorprendono al rialzo. Ma il mercato resta tiepido

Pubblicato 14 Maggio 2018 Aggiornato 30 Maggio 2022 12:50

 
 

Tempo di trimestrali made in Usa. A oggi circa l’81% delle società quotate sull’S&P500 ha già riportato i risultati che, nel 79% dei casi, hanno fatto meglio del previsto. La crescita degli utili è pari al 28% e quella delle vendite all’8,5%, il che rende questa stagione la più forte dal 2010.

Quanto ai settori, la crescita più elevata si è registrata nel comparto dell’energia, dove i guadagni sono aumentati dell’83% grazie al forte aumento del prezzo del petrolio. Va inoltre osservato che la crescita è trainata più dal miglioramento dei margini operativi che dalla riforma fiscale (finora l’aliquota fiscale media è scesa dal 25% al 20%, con una riduzione del 5%).
 
Mercato tipido

 

Nonostante i risultati, la risposta del mercato è stata tiepida. “Gli investitori sembrano concentrarsi sui segnali che indicano che il vertice ciclico degli utili è vicino – spiega Patrick Moonen, Principal Strategist Multi Asset di NN Investment Partners – Le aziende che hanno accennato a un ciclo degli utili ai massimi, a un aumento dei costi delle materie prime o a un aumento del costo del lavoro sono state punite anche se i loro risultati hanno superato le aspettative”.

 

Stabilizzazione dei profitti

 

Allo stesso tempo, come spiega Moonen, si è registrata di recente una stabilizzazione della dinamica dei profitti a livello mondiale, che potrebbe gettare le basi per mercati più forti. “Per gli Stati Uniti – dice lo strategist – la stima di crescita degli utili per l’intero anno è aumentata dell’1,3% in due settimane, raggiungendo il 22%”.
Un altro fenomeno recente è il cambiamento della leadership di mercato. Dall’inizio della stagione degli utili, infatti, i titoli finanziari e tecnologici hanno sottoperformato rispetto al mercato, nonostante i loro buoni risultati. I settori con le migliori performance sono stati invece i difensivi come utility, telecomunicazioni e real estate.

L’andamento di questi settori, in particolare utility e immobiliare, è controintuitivo alla luce dell’aumento dei rendimenti obbligazionari registrato nelle ultime settimane”, dice Moonen. Che aggiunge: “Sembra che anche gli investitori stiano già cercando il massimo nel ciclo dei tassi d’interesse, in contrasto quindi con le aspettative della Fed e della maggior parte degli osservatori del mercato, tra cui noi, di altri sei rialzi dei tassi da parte della Fed entro la fine del 2019”.

 

Nuovi pesi in portafoglio

 

Una possibile spiegazione risiede nei dati di posizionamento per i settori in questione. La tecnologia e la finanza sono i due settori più sovrappesati nei portafogli, mentre utility, telecomunicazioni e immobiliare sono sottorappresentati. Questa quadratura, come spiega Moonen, delle posizioni attive è coerente con l’incertezza macroeconomica che gli investitori si trovano ad affrontare. “Abbiamo fatto passi simili negli ultimi mesi, riducendo i nostri overweight in campo tecnologico e finanziario e promuovendo i beni di consumo”, conferma lo strategist.

 

Tensioni commerciali

 

Un altro fattore che può essere all’opera sono le valutazioni relative: il rapporto tra settori ciclici e settori difensivi su base prezzo/valore contabile è attualmente al livello più alto degli ultimi 20 anni, periodo che include la bolla internet.
“Tuttavia, non vediamo alcun motivo per applicare un sovrappeso difensivo – dice lo strategist – I livelli dei dati economici sono ancora elevati e le condizioni finanziarie sono favorevoli. La fiducia dei consumatori ha poi raggiunto livelli mai registrati nell’ultimo decennio”.
In generale, esiste un ciclo di feedback positivo tra consumatori e imprese, che crea un contesto di solito vantaggioso per i settori ciclici. Tuttavia, i rischi sono aumentati a causa delle crescenti tensioni commerciali.Probabilmente i politici continueranno a fare minacce e dichiarazioni forti, che possono pesare sul sentiment degli investitori. Le guerre commerciali possono causare un rallentamento della crescita, una diminuzione dei profitti e un aumento dell’inflazione, tutti fattori negativi per le azioni”, conclude Moonen.