Tlc, BT Group licenzia 13.000 dipendenti in queste divisioni. Strada ancora in salita dopo scandalo italiano
Tonfo alla borsa di Londra per le quotazioni del colosso delle tlc BT Group. Nel comunicare i risultati di bilancio del quarto trimestre fiscale terminato lo scorso 31 marzo, il gigante britannico ha annunciato che licenzierà 13.000 dipendenti nell’ambito di un ambizioso piano di ristrutturazione e che abbandonerà il quartiere generale di Londra dopo quasi 150 anni.
Il mercato sconta tuttavia soprattutto il profit warning lanciato dal gruppo. BT prevede infatti per l’anno fiscale 2019 utili adjusted e un fatturato più bassi di quanto stimato in precedenza.
Titolo in caduta libera, cede il 9% circa, soffrendo il calo più forte dal gennaio del 2017, in un anno che si sta confermando alquanto negativo: nel corso del 2018, l’azione è capitolata infatti del 22%, attestandosi ai minimi dal 2012.
I licenziamenti annunciati sono i più aggressivi dal 2008: BT punta a risparmiare 1,5 miliardi di sterline in tre anni, a fronte del costo di 800 milioni di sterline che dovrà sostenere per rendere esecutivo il piano di risanamento.
I tagli colpiranno il 13% della forza lavoro complessiva su base globale e, unendosi ai 4.000 licenziamenti annunciati in precedenza, arriveranno alla fine a coinvolgere 17.000 posti di lavoro nell’arco di quattro anni.
A essere lasciati in mezzo alla strada saranno i dipendenti che occupano posizioni nel back-office e anche dirigenti di medio livello.
Due-terzi circa dei licenziamenti colpiranno la forza lavoro del Regno Unito, che ammonta a 80.000 unità, mentre il resto arriverà con riduzioni del personale attivo su scala globale. Allo stesso tempo, British Telecom ha annunciato un piano per assumere nuovi 6.000 dipendenti, nelle unità di customer service e di ingegneria.
Ma da dove arrivano i problemi di BT?
Reuters ricorda il profit warning lanciato dall’azienda nel gennaio del 2017, dovuto a problemi rinvenuti nella sua divisione Global Services e alla scoperta di una frode nella sua divisione italiana.
A tal proposito l’anno scorso lo stesso numero uno Gavin Patterson disse di essere stato “profondamente deluso per le pratiche improprie della divisione italiana”, dopo che si era scoperto che i risultati finanziari di BT Italy erano stati gonfiati per anni, portando la Procura di Milano ad avviare una indagine sul caso.
“Quel tipo di frode, aveva sottolineato Patterson, “non ha nulla a che vedere con il nostro business”.
Le prime irregolarità contabili della divisione italiana erano venute alla luce nell’ottobre del 2016.
Quando la loro massiccia presenza venne rivelata tre mesi più tardi, l’impatto sul titolo BT fu a dir poco drammatico: il titolo riportò nella sessione del 24 gennaio del 2017 la perdita più forte di sempre, scivolando del 20% circa, e in una singola seduta andarono in fumo più di 7 miliardi di sterline di valore di mercato.
BT (era l’inizio del 2017) fu costretta a svalutare la divisione italiana di 530 milioni di sterline e a tagliare l’outlook sul cash flow per ben due anni.
Da allora la strada continua a confermarsi in salita.
RISULTATI DI BILANCIO E PROFIT WARNING
Tornando ai risultati di bilancio del primo trimestre dell’anno (quarto trimestre fiscale terminato il 31 marzo), il colosso ha reso noto di aver incassato profitti al loro delle tasse per 872 milioni di sterline, rispetto ai 440 milioni di sterline di utili dello stesso periodo dell’anno precedente. Gli analisti avevano previsto tuttavia utili per 887 milioni.
Il fatturato è sceso del 2,5% a 5,97 miliardi di sterline, dai precedenti 6,12 miliardi, facendo peggio dei 6,06 miliardi stimati dal consensus.
BT ha reso noto inoltre di prevedere per l’anno fiscale 2019 un calo del fatturato del 2% e un Ebitda adjusted compreso tra 7,3 miliardi e 7,4 miliardi di sterline, in flessione rispetto ai 7,5 miliardi dello scorso anno.