Finanza Notizie Italia Padoan: rialzo Iva può essere evitato. Federconsumatori: con aumento ricadute 795 euro per famiglia

Padoan: rialzo Iva può essere evitato. Federconsumatori: con aumento ricadute 795 euro per famiglia

8 Maggio 2018 15:28

“Il rialzo dell’Iva può essere evitato” con la legge di bilancio per il 2019 e la nota di aggiornamento al Def. Così Pier Carlo Padoan, ministro uscente dell’economia, nel corso dell’audizione sul Def alle Camere.

“Come è già avvenuto negli anni scorsi, il rialzo dell’Iva può essere evitato e il gettito atteso può essere sostituito da misure alternative mediante futuri interventi legislativi, per esempio con la legge di bilancio per il 2019“.

Padoan ha ricordato inoltre che una parte “significativa” delle clausole di salvaguardia per il 2019 è già stata disattivata con gli interventi inseriti nel dl 50 del 2017 (circa 4,4 miliardi), nel dl 148 (340 milioni) e nella legge di Bilancio 2018 (circa 6,1 miliardi).

In ogni caso, “c’è una diffusa volontà, anche la mia, di disinnescare le clausole. Il modo per farlo è la Nota al Def e la legge di bilancio. Non c’è assolutamente bisogno di fare un provvedimento in precedenza a questo”. 

Alle parole di Padoan ha fatto seguito la nota di Federconsumatori

“Condividiamo con il Ministro Padoan la necessità e l’opportunità di scongiurare l’aumento dell’IVA, disinnescando le clausole di salvaguardia così come già fatto nelle precedenti Leggi di bilancio. Quello che ci allarma, in assenza di un governo nella pienezza delle sue funzioni, è la scelta di dove saranno reperite le risorse per effettuare tale operazione. Sarebbe assurdo e improponibile trovarle attraverso tagli ai servizi”, ha detto Emilio Viafora, Presidente della Federconsumatori.

“Secondo quanto calcolato dall’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori – procede la nota – le ricadute dell’aumento IVA ammonteranno, per una famiglia media, a regime, a circa 795 Euro annui a famiglia.

Con il comunicato, Federconsumatori ha ricordato che “nel dettaglio l’aliquota IVA ridotta del 10% rischia di passare all’11,5% dal primo gennaio 2019, mentre a partire dal 2020 passerà al 13%” e che “l’aliquota ordinaria, invece, dovrà passare dal 22% al 24,2% nel 2019, al 24,9% nel 2020 ed al 25% nel 2021”.

In questo contesto, ha continuato l’associazione, “è importante che, per scongiurare tali aumenti, non si prendano provvedimenti addirittura peggiori per i cittadini e per l’intera economia. Le famiglie, già duramente provate dagli anni di crisi, non potrebbero sostenere ulteriori misure depressive: a farne le spese sarebbero specialmente le famiglie meno abbienti, con un forte impatto sulla domanda interna e con ripercussioni sul sistema produttivo e sull’occupazione”.

Di qui, l’appello:

“Per questo sottolineiamo che il segno delle misure da intraprendere dovrà essere proiettato unicamente verso una redistribuzione dei redditi e lo sviluppo dell’economia in chiave sostenibile.

IL RISVEGLIO DEI TRADER CONTRO L’ITALIA

Lo spettro delle elezioni anticipate in Italia non lascia indifferenti, nella sessione odierna, i mercati finanziari.

Dopo aver sonnecchiato per gran parte del periodo successivo alle elezioni politiche del 4 marzo scorso, lo spread BTP-Bund torna ad alzare la testa, e lo fa con decisione, scontando i forti smobilizzi che colpiscono i bond italiani.

I BTP soffrono il sell off più forte dallo scorso dicembre, a fronte di un balzo che porta i tassi a salire fino all’1,87%, al record dallo scorso 28 marzo.

Il differenziale tra i tassi sui BTP e quelli sui Bund tedeschi si allarga di oltre +8% nei massimi intraday, volando oltre 132 punti base.

Il no della Lega e del M5S alla proposta di un governo neutrale fino a dicembre, arrivata nella serata di ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lascia in campo una sola opzione: quella del ritorno alle urne.

Mattarella stesso parla tuttavia dei rischi legati alle elezioni anticipate. Da un lato, se si votasse – come trapelato da fonti parlamentari – il prossimo 22 luglio, ci sarebbe il rischio di un voto ‘sotto l’ombrellone’, dunque della decisione di diversi italiani di non abbandonare il lettino da spiaggia per recarsi alle urne.

Dall’altro, se il voto slittasse all’autunno, il nuovo esecutivo (la cui formazione rimarrà piuttosto difficile, visto che la legge elettorale rimarrà la stessa) non avrebbe probabilmente il tempo di approvare la legge di bilancio e di disattivare le clausole di salvaguardia, dunque di evitare l’aumento dell’Iva a partire dal 2019.

Mattarella è chiaro: c’è il timore che, con un voto in autunno, “non vi sia, dopo il voto, il tempo di elaborare e approvare la manovra finanziaria e il bilancio dello Stato. Con il conseguente e inevitabile aumento dell’Iva e con gli effetti recessivi che questo aumento provocherebbe”.

Gli analisti di Barclays, dal canto loro, si sono già espressi, e nella nota “Fresh elections likely, old risks certain”, ovvero nuove elezioni probabili, vecchi rischi certi, hanno scritto chiaramente che da un punto di vista prettamente economico, si intravedono due principali rischi.

“Il primo è che, la fase prolungata di incertezza politica potrebbe minare la fiducia delle imprese, che potrebbero di conseguenza scegliere di posticipare le decisioni di investimento. Secondo fattore, è che il prossimo governo potrebbe non avere il tempo sufficiente per disattivare le clausole di salvaguardia del 2019, e dunque di evitare l’aumento dell’Iva ordinaria fino al 24,2% e dell’Iva agevolata fino all’11,5%. Ciò avrebbe ripercussioni immediate sull’outlook dell’economia italiana, in quanto andrebbe a detrimento dei consumi privati, roccaforte della ripresa economica modesta a cui abbiamo finora assistito”.