Scandalo Facebook: 87 milioni vittime Cambridge Analytica. L’altro numero shock su hacker e furti identità
Lo scandalo Facebook si allarga, con lo stesso colosso di Mark Zuckerberg che rivela che Cambridge Analytica avrebbe avuto accesso alle informazioni personali di 87 milioni di utenti, decisamente oltre le stime iniziali, che avevano indicato il coinvolgimento di più di 50 milioni di utenti.
Cambridge Analytica è la società di consulenza che ha lavorato per la campagna elettorale di Donald Trump e che, secondo le accuse, avrebbe utilizzato le informazioni personali dei vari account Facebook per condizionare l’esito del voto nell’Election Day del 2016.
Facebook ha precisato che la maggior parte dei casi di violazione della privacy ha colpito gli utenti degli Stati Uniti e ha reso noto anche che, a partire dal prossimo lunedì, tutti gli iscritti a Facebook riceveranno una notifica sui loro profili, comprensiva di un link che darà informazioni sia sulle APP che utilizzano sia sui dati che sono stati condivisi con queste APP.
Gli utenti avranno la possibilità di cancellare le APP con cui non desiderano più condividere i dati; Facebook contatterà anche le vittime dello scandalo datagate, informandole di quanto avvenuto.
E’ stato Mike Schroepfer, chief technology officer di Fb, a rendere note le ultime stime sul numero degli utenti coinvolti. Nel comunicare alcune misure decise per garantire una maggiore tutela dei dati personali, il responsabile della divisione di tecnologia di Facebook ha detto che, “in totale, crediamo che le informazioni di Facebook di 87 milioni di persone, prevalentemente in Usa, possano essere state impropriamente condivise con Cambridge Analytica”.
Gli utenti italiani sarebbero in tutto 214.134. Degli 87 milioni coinvolti, 70.632.350 (81,6%) sono americani; seguono i filippini (1,4%), gli indonesiani (1,3%), i britannici (1,2%), i messicani (0,9%), i canadesi (0,7%), gli indiani (0,6%), i brasiliani (0,5%), i vietnamiti (0,5%) e gli australiani (0,4%).
RIVELAZIONI SHOCK SU RISCHIO HACKER E PRIVACY MESSENGER
Ma Schroeper ha fatto anche un’altra rivelazione.
“Fino a oggi, un utente aveva la possibilità di inserire il numero di telefono o l’indirizzo email di un’altra persona per cercare il suo profilo su Facebook. Ciò è stato utile soprattutto per trovare quegli amici la cui lingua avrebbe reso più difficile digitare il nome per intero, o in quei casi in cui diverse persone hanno lo stesso nome. In Bangladesh, per esempio, tale funzione rappresenta il 7% di tutte le ricerche. Tuttavia, questa funzione è stata anche utilizzata anche per violare le informazioni degli utenti da malintenzionati (leggi hackers) che hanno inserito numeri di telefono o indirizzi email a cui avevano avuto già accesso attraverso la funzione ricerca e l’account recovery“.
Dunque? Dunque, continua il manager, “riteniamo che la maggior parte dei profili pubblici degli utenti di Facebook sia stata colpita dallo scraping” (praticamente la maggior parte di 2 miliardi di utenti Facebook).
Ciò significa che gli hacker avrebbero abusato di alcune funzioni di Facebook per raccogliere informazioni come nomi, numeri di telefono, indirizzi email e altro, al fine di commettere reati come furti di identità o altre attività online illegali. Per esempio – stando a quanto ha reso noto la stessa Facebook – gli hacker hanno abusato della funzione “account recovery”, spacciandosi per legittimi utenti che avevano perso dettagli dei loro account.
A quel punto, il sistema di ripristino dati di Facebook ha fornito loro nomi, foto dei profili e link agli stessi profili (questa funzione poteva e può comunque essere bloccata andando nella sezione privacy setting).
Intanto, il ceo di Facebook Mark Zuckerberg si è scusato per l’ennesima volta, parlando di “un errore grave” , che ha commesso in quanto non capace di prevenire i casi di violazione della privacy.
L’AD ha detto che non è sufficiente che Facebook riponga la sua fiducia nell’intenzione degli sviluppatori delle APP di rispettare le sue regole: è Facebook stessa che si deve assicurare, ha precisato l’AD, che le misure vengano osservate.
Zuckerberg, che testimonierà in un’audizione al Congresso Usa il prossimo 11 aprile, ha fatto anche un’altra ammissione che rischia ora di alimentare ulteriormente le polemiche contro il social network.
Oltre ad ammettere che Facebook impiegherà anni a risolvere i suoi problemi, l’AD ha aperto un altro vaso di Pandora, affermando, stando a quanto riporta il Daily Mail, che il social network leggerebbe tutti i contenuti dei messaggi privati che gli utenti si scambiano attraverso l’APP Messenger.
Questo, per bloccare eventualmente i contenuti che non rispettino le linee guida fissate. L’ammissione è stata fatta nel corso di un’intervista via podcast rilasciata a Ezra Klein, editore di Vox.