Usa-Cina: nuovo atto guerra commerciale. Trump pronto a sferrare dazi su 1.300 prodotti cinesi
Si va dai robot ai treni, passando per diversi tipi di medicinali, anche vaccini, prodotti in acciaio e alluminio, metalli in generale. La lista è varia ed è soprattutto lunga: presenti 1.300 beni industrali cinesi che l’ufficio di rappresentanza del Commercio Usa ha proposto di sottoporre a dazi doganali del 25%, per un valore totale di $50 miliardi circa. Fissato un periodo di 30 giorni, nel quale le aziende cinesi interessate dalle sanzioni potranno presentare le loro obiezioni, dando così il via a una sorta di negoziati.
Si tratta di nuovi dazi, rispetto a quelli già imposti giorni fa e di un valore fino a $60 miliardi: e si tratta di quella che viene considerata una rappresaglia a seguito della decisione di Pechino, annunciata lunedì ma attesa da tempo, di imporre tariffe punitive su 128 prodotti Usa per un valore totale di 3 miliardi di dollari.
Nel compilare la lista, scrive il Washington Post, i funzionari Usa hanno utilizzato algoritmi, al fine di identificare quei prodotti che hanno beneficiato in maniera diretta dalla campagna lanciata da Pechino per favorire le acquisizioni nel comparto tecnologico, e altri beni che, soffrendo l’imposizione dei dazi americani, potrebbero danneggiare l’economia americana.
Stando a quanto riferito da Robert E. Lighthizer, rappresentante al Commercio Usa, la lista è stata stilata per garantire “il minore impatto sui consumatori”: sono stati così esclusi gli articoli di abbigliamento e i giocattoli.
Tuttavia, intervistato dal WP Rick Helfenbein, amministratore delegato di American Apparel and Footwear Association (associazione Usa per l’abbigliamento e le calzature) ha fatto notare al quotidiano che i macchinari che vengono utilizzati per la produzione degli articoli saranno colpiti dalle tariffe. E tale fattore, ha aggiunto, “aumenterà direttamente i costi sostenuti dalle aziende manifatturiere, incidendo sulla nostra abilità di far crescere il Made in Usa“.
Per non parlare del rischio di scatenare una reazione “occhio per occhio, dente per dente”, che probabilmente si è ormai attivata.
Brad Setser, professore di economia internazionale presso il Council on Foreign Relations ed ex economista alla Casa Bianca nell’amministrazione Obama, ha sottolineato che, se dovesse rispondere a questi ultimi dazi in base alla logica “dollaro per dollaro”, Pechino potrebbe danneggiare più di un terzo delle esportazioni americane verso la Cina e Hong Kong. Il Washington Post, a tal proposito, ricorda che gli Stati Uniti hanno esportato più di $130 miliardi di beni in Cina nel corso del 2017, e beni per $40 miliardi a Hong Kong.
“L’impatto negativo sarà molto visibile e i benefici potenziali molto astratti – ha sottolineato Setser – Il governo non ha preparato gli Usa alle ripercussioni negative di una guerra commerciale“.
L’amministrazione Trump ha motivato l’imposizione di dazi con quello che ritiene essere stato il furto di segreti industriali da parte della Cina e con la violazione della proprietà intellettuale di software, brevetti e tecnologia made in Usa.