Italia M5S-Lega contro tutti: Salvini attacca Fmi dopo downgrade, Di Maio provoca incidente diplomatico con Parigi
Si potrebbe parlare, in base ai fatti delle ultime ore, di un governo sempre più no-global, e sempre più incline a prendere decisioni improntate al sovranismo.
D’altronde, se Donald Trump ha coniato lo slogan America First, la Lega di Matteo Salvini e il M5S di Luigi Di Maio sono indubbiamente per il motto “Italia First”. Italia prima di tutti. E così, la reazione non può che essere di stizza sia nei confronti di un Fondo Monetario Internazionale che intravede nel paese un rischio per l’economia globale, sia per la Francia di Emmanuel Macron che “sfrutta l’Africa”.
Si crea l’incidente diplomatico, per Parigi le parole di Di Maio sono “inaccettabili”, scatta immediatamente la convocazione dell’ambasciatore italiano.
In vista dell’appuntamento delle elezioni europee, il duo Salvini-Di Maio non si fa problemi a sferrare vari attacchi frontali.
La decisione dell’Fmi di bollare la frenata dell’economia italiana rischio globale si è subito scontrata con le forti reazioni arrivate dall’esecutivo giallo-verde che, oltre a vedere Salvini e Di Maio in prima linea, hanno incluso anche la stizza del ministro dell’economia Giovanni Tria.
“Non credo che l’Italia sia un rischio né per l’Ue né globale”, in realtà il rischio viene dalle “politiche consigliate dal Fmi”, ha detto Tria al termine della riunione dell’Eurogruppo, aggiungendo che all’Fmi e alla Commissione prevale l’idea che “bisogna accumulare buffer fiscali per essere pronti e avere lo spazio per reagire in caso di crisi, ma con questa tesi non si vede che, per voler accumulare mezzi per reagire alla crisi, si crea la crisi”.
Da segnalare che il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al ribasso la crescita dell’Eurozona dal +1,9% atteso a ottobre al +1,6%.
Tra i downgrade più incisivi, quello che ha colpito l’Italia -per cui la crescita è prevista ora dall’Fmi a +0,6% rispetto al +1% precedente – e anche quello sul Pil tedesco (downgrade pari a -0,6 punti percentuali a +1,3%).
Il report dell’Fmi è stato pubblicatoalla vigilia dell’inizio dei lavori del World Economic Forum a Davos, Svizzera, in calendario ufficialmente da oggi, martedì 22 gennaio, a venerdì 25 gennaio.
A tuonare contro Washington è stato subito il vicepremier Salvini: “L’Italia minaccia e rischio per l’economia globale? Piuttosto è il Fmi che è una minaccia per l’economia mondiale, una storia di ricette economiche coronata da previsioni errate, pochi successi e molti disastri”.
Toni più pacati ma sempre diretti da Di Maio:
“All’Fmi ha già risposto il presidente della commissione europea, che ha detto che hanno sbagliato a fidarsi dell’Fmi sulla Grecia con l’austerità. Stiamo creando un nuovo stato sociale: non arretriamo, di fronte a chi addirittura definisce l’Italia una delle cause della recessione economica. Non lo possiamo accettare”. E “se pensano che con qualche dato possano scoraggiarci si sbagliano: indietro non si torna”.
La sforbiciata dell’Fmi ha colpito tutta l’economia mondiale, le cui stime di crescita sono state tagliate al tasso +3,5% per il 2019, in calo rispetto al +3,7% atteso nell’outlook di ottobre e in rallentamento rispetto al +3,7%, anche, del 2018. Se le previsioni del Fondo dovessero avverarsi, la crescita globale sarebbe la più bassa degli ultimi tre anni.
Tornando al caso Francia, il tutto è scoppiato con la frase che il vicepremier Di Maio ha proferito nel week end da Avezzano:
“Ci sono decine di stati africani in cui la Francia stampa una propria moneta, il franco delle colonie, e con quella moneta si finanzia il debito pubblico francese. Macron prima ci fa la morale e poi continua a finanziare il debito pubblico con i soldi con cui sfrutta i paesi africani”.
Il vicepremier pentastellato ha invitato Bruxelles a sanzionare “la Francia e tutti quei paesi che come la Francia stanno impoverendo l’Africa e stanno facendo partire quelle persone”. Immediata la reazione di Parigi, che ha convocato l’ambasciatrice Teresa Castaldo.
Ma Di Maio ha rincarato la dose: “Io non credo che sia un caso diplomatico, io credo che sia tutto vero. La Francia è uno di quei Paesi che stampando la moneta per 14 Stati africani impedisce lo sviluppo e contribuisce alla partenza dei profughi. Se l’Europa in questo momento vuole avere un po’ di coraggio deve avere la forza di affrontare il tema della decolonizzazione dell’Africa”.